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Isochimica di Avellino: intesa tra Comune e Regione Campania

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Un protocollo, sottoscritto dal presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, e il sindaco di Avellino, Paolo Foti, stanzia un milione e 600mila euro per le prime attività di messa in sicurezza dell’ex stabilimento di Borgo Ferrovia


I finanziamenti stanziati dalla Regione Campania serviranno per avviare la rimozione dei due silos situati all’interno del sito e 15 nuovi carotaggi per controllare i livelli di contaminazione del suolo e delle acque.
Il protocollo, inserito nell’Accordo di programma approvato lo scorso ottobre, ha stabilito che sarà il Comune di Avellino ad esercitare le funzioni di stazione appaltante, di responsabile del procedimento, di direzione dei lavori e coordinamento della sicurezza, occupandosi anche della progettazione, della verifica e della validazione dei progetti da appaltare. Inoltre sarà sempre compito del Comune interessarsi del conseguimento dei pareri e delle autorizzazioni necessarie per l’avvio delle procedure di appalto, oltre alla progettazione di eventuali varianti in fase di esecuzione dei lavori.

Lo scorso novembre la Procura di Avellino aveva infatti notificato la chiusura delle indagini sugli effetti della dispersione delle fibre di amianto nella fabbrica a 29 indagati, tra i quali compaiono anche quattro funzionari delle Ferrovie dello Stato, che avevano dato in concessione a privati l’attività di scoibentazione delle carrozze, il sindaco del capoluogo irpino Paolo Foti ed il suo predecessore Giuseppe Galasso accusati di omissione di atti d’ufficio per non aver attuato gli interventi per la messa in sicurezza del sito produttivo.
Oltre al disastro ambientale, per l’imprenditore Elio Graziano è stato ipotizzato anche il reato di omicidio colposo: poiché gli operai, totalmente inconsapevoli del pericolo a cui erano sottoposti, lavoravano abitualmente a mani nude, senza mascherine né dispositivi di protezione.

Secondo gli inquirenti, coordinati dal procuratore della Repubblica Rosario Cantelmo, oltre ai due operai, Fabio Pastore e Pasquale Soricelli, che si sono suicidati dopo essere venuti a conoscenza della malattia, sarebbero almeno sette gli ex lavoratori morti a causa di patologie correlate alla prolungata esposizione all’amianto.
Per l’associazione che riunisce i familiari delle vittime i decessi sarebbero invece 17 di cui gli ultimi due Antonio Solomita e Antonio Graziano, cugino del proprietario dell’azienda, risalirebbero alla settimana tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio.

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Redazione InSic

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