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Documentazione di cantiere: come cambia la percezione del rischio dei Coordinatori?

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Il settore dell’edilizia rappresenta ancora oggi uno dei comparti maggiormente colpiti da gravi casi di infortunio sul lavoro.
Il D.Lgs. 81/2008 ha confermato l’importanza della corretta gestione della sicurezza nei cantieri edili, imponendo ancora una volta adempimenti documentali specifici per la tutela dei lavoratori. In particolare, oltre ai documenti a carico di datori di lavoro, utili alla riduzione dei rischi specifici derivanti dalle lavorazioni di ogni impresa, sono previsti documenti esaustivi ed efficaci per la gestione dei rischi da interferenza (sia tra ditte che tra diverse lavorazioni). L’obbligo di redazione di questi ultimi è principalmente a carico del Coordinatore per la Sicurezza in fase di Progettazione (CSP) e destinati al Coordinatore per la Sicurezza durante l’Esecuzione dei lavori (CSE), che ne usufruisce e li rende “dinamici”, al fine di attuare un’attenta e puntuale tutela dei lavoratori delle diverse imprese.
Mediante i dati esperienziali e l’archivio del Servizio Pre.S.A.L. ASL Roma 2 si è studiato l’andamento dell’ultimo decennio circa la percezione del rischio da parte dei Coordinatori della Sicurezza e la loro attitudine ad applicare e a far rispettare la legge. Ecco un commento dei dati raccolti in cui emerge la scarsa attenzione all’ organizzazione preventiva del cantiere , alla redazione del cronoprogramma ed una sottostima delle fonti di rischio .

Il commento sui dati raccolti

L’allegato XV del D.Lgs. 81/08 disciplina solo i contenuti minimi del PSC, pertanto, è auspicabile un maggiore impegno intellettuale da parte dei Coordinatori, senza limitarsi al mero “copia-incolla” della legge o all’utilizzo non ponderato di software predefiniti, affinché la mole di carta prodotta dal CSP non debba essere completamente riscritta dal CSE.

Scarsa attenzione all’organizzazione preventiva del cantiere

Nei PSC esaminati è emersa una scarsa attenzione all’organizzazione preventiva dell’area di cantiere e all’individuazione delle zone distinte per funzione. Spesso non vengono evidenziate le caratteristiche peculiari delle aree interne ed esterne al cantiere, quali: la recinzione, gli accessi, la viabilità principale, l’individuazione delle zone destinate ai servizi, gli impianti di cantiere, le aree circostanti.
L’analisi dei rischi (Allegato XV P. 2.2.3.), in riferimento alle fasi di lavoro individuate, il più delle volte è approssimativa. Si riscontra un’elencazione smisurata di rischi, non corrispondenti alla specifica situazione del cantiere oggetto di intervento. I professionisti cadono nell’errore di esagerare nella generalizzazione, sottovalutando le attività che comportano rischi rilevanti per i lavoratori (ad es. lavori in copertura, lavori a grandi profondità, utilizzo di linea vita o reti anti caduta, lavori in ambienti confinati, ecc.). Non sempre è chiara l’individuazione delle misure di prevenzione e protezione né le disposizioni da fornire alle imprese esecutrici e ai lavoratori autonomi per lavorare in sicurezza.

Scarsa attenzione nella redazione del cronoprogramma

Tra le ripetute incongruenze si rileva la scarsa attenzione nel redigere il cronoprogramma, quale strumento in grado mettere in evidenza le fasi critiche e interferenziali in funzione delle variazioni spaziali e temporali. Frequentemente questo documento si rivela un “ciclostile”, fermo alla progettazione della sicurezza, non adeguato alle fasi in corso d’opera, all’evoluzione dei lavori e alla sovrapposizione delle lavorazioni che causano i rischi da interferenza.
I coordinatori assiduamente non dedicano particolare attenzione ai rischi interferenziali sia quando si sovrappongono più ditte e lavoratori autonomi, sia per più lavorazioni svolte contemporaneamente dalla stessa ditta. Inoltre, è carente la gestione dei rischi inerenti l’uso comune di apprestamenti, attrezzature e opere provvisionali.

La sottostima del rischio

Altro errore comune è quello di sottostimare le fonti di rischio esterne al cantiere, comprese quelle che necessitano loro stesse di particolare tutela (scuole, ospedali, case di riposo, aree condominiali, ecc), per le quali vanno individuate preliminarmente le possibili fonti di rischio (es. rumore, inquinanti chimici, polveri, ecc.) e pianificate le relative misure di sicurezza.

Per approfondire sulla tematica, suggeriamo la consultazione dell’articolo pubblicato sulla rivista Ambiente&Sicurezza sul Lavoro!
Riferimenti bibliografici:
Le attività di coordinamento in edilizia: il punto di vista dell’organo di vigilanza
M. Bauco, E. Castrucci, G. Rischia, A. Parisi, M.G. Bosco (Servizio Pre.S.A.L. ASL Roma 2)
Ambiente&Sicurezza sul lavoro n.11/2019

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