Affollamento negli stadi: la gestione degli ostacoli “soft” da impedimento ad opportunità

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Su Antincendio n.10/2019 l’articolo di L.Fiorentini e M. Lappano muove i suoi passi da un più ampio studio condotto congiuntamente con Ruggiero Lovreglio della Massey University (NZ) e Marlies Wouters di Incontrol Simulation Solutions (NL), impiegando il codice di calcolo Pedestrian Dynamics©, ed avente titolo “Crowd management and control. Case study for a stadium using Pedestrian Dynamics® software”, i risultati del quale sono stati presentati nell’ambito della terza SFPE Europe Conference sulla Fire Safety Engineering che si è tenuta a Málaga, Spagna, il 22 e 23 Maggio 2019.
Estrapoliamo un passaggio che fa luce sulla gestione dei flussi in caso di emergenza sulla predisposizione di un piano di gestione degli affollamenti efficiente ed efficace e soprattutto partendo da un accurato e preventivo design delle infrastrutture.

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Come gestire l’esodo in situazioni di emergenza?


La gestione dell’esodo in situazioni di emergenza costituisce un aspetto critico soprattutto per gli impianti sportivi aventi grande capacità di affollamento; tra questi gli stadi. Tali strutture risultano caratterizzate dall’avere un tasso di occupazione di circa 20 – 200 persone in situazioni normali, ma, raggiungono un livello di occupazione fino a 20.000 ? 200.000 persone durante gli eventi sportivi e culturali; dati gli elevati livelli di occupazione, la gestione dei flussi in caso di emergenza risulta essere una tematica di grande complessità che, tuttavia, con i moderni approcci e gli strumenti a disposizione degli analisti può essere efficacemente studiata e successivamente approcciata con una adeguata strategia costituita sia da elementi tecnici sia da elementi organizzativi e gestionali, ivi compresa, in questi ultimi, la pianificazione della risposta alle emergenze.

Serve un piano di gestione degli affollamenti efficiente ed efficace

Sebbene la probabilità che uno stadio venga coinvolto in un’emergenza, con la conseguente necessità di incorrere in un esodo di massa, sia bassa a causa della bassa frequenza di occupazione, le conseguenze potenziali di un’evacuazione non efficace potrebbero rilevarsi disastrose; pertanto, in sede di organizzazione di un evento in uno stadio, è necessario sviluppare un piano di gestione degli affollamenti efficiente ed efficace.
Gli spettatori degli eventi sportivi e culturali, che si riuniscono all’interno degli stadi, hanno come obiettivo comune quello di ritrovarsi nel medesimo luogo per vivere, in maniera coesa, un evento di intrattenimento per un certo definito periodo di tempo; durante gli eventi di cui in parola, pertanto, le persone sono pronte a diventare membri di una folla e sono disposte ad agire in maniera compatta e coesa; in taluni casi perdendo una significativa quota parte della propria individualità. Giova infatti ricordare che la <> è identificata con una “moltitudine anonima di persone” per la quale ovviamente le caratteristiche di individualità, concorrenti a quelle del gruppo, spesso risultano limitate. La transizione da un comportamento di tipo individuale a uno di gruppo, in cui i singoli individui trasferiscono le proprie azioni agli altri membri della folla, porta con sé un aumento del livello di conformità, che deve essere considerato nella stesura del piano di emergenza. Bisogna, inoltre, considerare che il caratteristico comportamento di gruppo viene intensificato da attività che aumentano la personalità collettiva, quali ad esempio le cosiddette “ole”.

Gestire la folla partendo dal design delle infrastrutture

Gestire la “folla” significa quindi gestire questo cambiamento significativo del comportamento complessivo osservato ed ovviamente, la gestione in sicurezza, non può comunque non tenere conto completamente delle caratteristiche dei singoli individui, alcuni dei quali potrebbero essere contraddistinti da specifiche vulnerabilità delle quali, in un approccio complessivo, non ci si deve affatto dimenticare. La complessità di processo che ne deriva deve essere affrontata compiutamente sia nelle fasi di design delle infrastrutture, sia nelle fasi di progettazione dei singoli eventi, tenendo conto sia dei fattori <> sia dei fattori <> che influenzano flussi dei casi d’uso normali e prestazioni in caso di emergenza.
Questo può essere spiegato attraverso un esempio derivato dallo studio condotto. In sede di progettazione di un nuovo stadio è risaputo ad esempio che, al termine di ogni evento sportivo o culturale, la folla desidera allontanarsi dalla struttura il più rapidamente possibile, mantenendo persistente il suo comportamento collettivo assunto durante l’evento medesimo; pertanto gli stadi sono generalmente progettati per facilitare l’esodo della massa al termine di ogni evento. Una volta che la folla raggiunge l’esterno dell’infrastruttura, in uno spazio non più coincidente con la struttura vera e propria, avviene la transizione comportamentale inversa, in cui si ha un ritorno alla prevalenza delle caratteristiche individuali. Nello sviluppo del piano di evacuazione (anche in termini di piano di allontanamento per il caso d’uso normale, non solo in caso di emergenza), bisogna considerare la presenza e la permanenza per un tempo significativo di un comportamento collettivo, in quanto potrebbe costituire esso stesso una fonte latente di rischio in aggiunta alle caratteristiche, anche di vulnerabilità, individuali.

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