Silicosi e rischio esposizione lavorativa

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“Più di trecento anni fa un grande scienziato italiano, Bernardino Ramazzini (1633-1714), scoprì che, lavorando la pietra, gli scalpellini sviluppano una malattia caratterizzata da affanno che si aggrava negli sforzi, tosse secca o produttiva, debolezza e dimagramento. Era la malattia che oggi chiamiamo “silicosi”, causata dalla silice. Da grande scienziato quale era, Ramazzini ideò un semplice esperimento: prese una vescica di maiale, la gonfiò d’aria, la pesò e la appese all’architrave di una bottega di scalpellino. Un anno dopo tornò, prese la vescica, la pesò e dimostrò che la polvere finissima era entrata nella vescica, nonostante questa fosse chiusa. Era la prova scientifica che la pietra causava una malattia.
Oggi sappiamo che non tutta la polvere è nociva. I silicati, minerali formati da silicio (Si) e ossigeno (O2) costituiscono il 74% della crosta terrestre, ma solo le forme cristalline (quarzo, tridimite, cristobalite), se frantumate in polvere respirabile (dimensioni al di sotto di 10 micron), possono causare la silicosi”.

L’articolo di Reparata Rosa Di Prinzio e Nicola Magnavita (Sezione di Medicina del Lavoro, Public Health, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma): “La silicosi da pietra artificiale, nuovo rischio occupazionale” su Ambiente&Sicurezza sul lavoro n.6-6/2018 (vedi tutti gli articoli) fa il punto sull’esposizione professionale a silice libera cristallina (SLC) e le nuove fonti di rischio silicotigeno: “Sono state descritte nuove forme di esposizione lavorativa pericolosa tra gli operai coinvolti in diversi tipi di produzioni in condizioni di non adeguata prevenzione: per esempio, la fabbricazione di materassi e stuoie di tatami in Cina, lo scolorimento dei jeans in Turchia con l’uso di pomice e la lavorazione di materiali ad uso odontoiatrico contenenti silice”.

Ma l’allarme maggiore deriva dai casi di silicosi associata alla lavorazione della pietra artificiale (in inglese “artificial stone-associated silicosis”) spiegano gli autori la cui sezione di Medicina del Lavoro segue attivamente la materia: “alcuni studi sono tuttora in corso, con l’obiettivo di confrontare l’insieme pietra-polimero con la pietra naturale in termini di pericolosità per la salute dei lavoratori”.
“Gli operatori della prevenzione dovranno porre particolare attenzione al rischio silice nella lavorazione della pietra artificiale, sia in sede di valutazione del rischio, che nel corso delle attività ispettive”
raccomandano nelle conclusioni.

Una squadra di professionisti editoriali ed esperti nelle tematiche della salute e sicurezza sul lavoro, prevenzione incendi, tutela dell’ambiente, edilizia, security e privacy. Da oltre 20 anni alla guida del canale di informazione online di EPC Editore

Redazione InSic

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