Responsabilità sociale: un’analisi sull’uso della UNI ISO 26000

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Uni e Fondazione Soliditas diffondano i risultati di una ricerca sullo sviluppo della UNI ISO 26000 in materia di responsabilità sociale in Italia c’èun impegno diffuso su questi temi ma anche un difficile coinvolgimento degli stakeholder



Uni e Fondazione Soliditas hanno presentato uno studio durante l’evento “Misurare per migliorare. UNI ISO 26000: approcci ed esperienze a confronto” (Milano giovedì 30 gennaio) sullo sviluppo e l’implementazione della UNI ISO 26000 in materia di responsabilità sociale. Coinvolte nell’evento anche cinque aziende Diadora, Gruppo Sostenya, Intesa Sanpaolo, Radici Group e Technip, impegnate a integrare la responsabilità sociale al proprio interno.

La ricerca ha coinvolto un campione di imprese di cui l’87% erano imprese, il 5% pubbliche amministrazioni, 4% Società di Ricerca e Consulenza, il 4% altro operanti nel settore manifatturiero (48%) soprattutto grandi (nel 44%dei casi), bancario (18%), agroalimentare e dei servizi (entrambe al 13%), coprendo non solo il mercato nazionale ma, nel 48% dei casi, anche contesti europei ed extraeuropei.
La ricerca ha rivelato che chi implementa la UNI ISO 26000 nelle realtà analizzate è molto spesso il Responsabile CSR (48%), anche se non di rado questo processo viene seguito direttamente dalla Direzione Generale (30%) e solo scarsamente dai Responsabili Qualità/Sicurezza/Ambiente (22%) o dai Responsabili Risorse Umane (17%).
Sono sette gli ambiti della UNI : governance, diritti umani, rapporti e condizioni di lavoro, ambiente, corrette prassi gestionali, rapporto con i consumatori, coinvolgimento e sviluppo della comunità ma le aree di impegno prioritario riguardano i rapporti e le condizioni di lavoro (4,35 in una scala da 1 a 5) e l’ambiente (4,3), seguiti da governance e corrette prassi gestionali (4,2).

Nel rapporto si sottolinea che è ancora basso il coinvolgimento degli stakeholder esterni nell’implementazione della responsabilità sociale: solo il 17% delle organizzazioni include infatti gli stakeholder esterni (clienti, fornitori, la comunità locale e sociale…) nel processo di applicazione della UNI ISO 26000, e il 41% delle organizzazioni che applicano la UNI ISO 26000 non comunica le performance di Responsabilità Sociale agli stakeholder
In Italia sono solo 4000 le aziende che hanno fatto una qualche esperienza nel campo: Alessandro Beda di Fondazione Sodalitas ricorda che “applicare i principi della CSR non significa gestire le organizzazioni in modo filantropico, bensì cercare ulteriori elementi di competitività per le imprese riconducibili al concetto di sostenibilità (sociale, ambientale, economica).
Intanto settimane è stato avviato ufficialmente il processo di revisione della UNI ISO 26000, che cade ogni 5 anni e per il quale sono stati raccolti a livello mondiale diversi pareri sui macro-indirizzi che la sua evoluzione dovrà seguire.

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Redazione InSic

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