Ronchi: Decreto emergenze ambientali, verso il risanamento dell’Ilva

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Edo Ronchi, il sub-commissario dell’Ilva commenta la pubblicazione in gazzetta del Decreto terra dei Fuochi, sottolineando l’accelerazione nelle procedure




“Spero che i suoi critici, ora che è pubblicato, leggano attentamente questo decreto che rende disponibili, in modo legittimo e logico quindi anche costituzionale, risorse finanziarie necessarie al risanamento ambientale dell’Ilva”. Lo ha dichiarato Edo Ronchi, il sub-commissario dell’Ilva, commentando la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto legge 136 Disposizioni urgenti dirette a fronteggiare emergenze ambientali e industriali e a favorire lo sviluppo delle aree interessate“.
Ronchi sottolinea anche che il decreto “accelera le procedure chiarendo che le coperture enormi dei parchi che si devono realizzare, sono volumi tecnici e quindi non devono attendere modifiche urbanistiche e dei piani regolatori per essere realizzate, che, inoltre, accelera le procedure per l’utilizzo delle aree interne non contaminate e che accelera i tempi per le valutazioni di assoggettabilità e di VIA, senza minimamente toccare le tutele ambientali”.
Per quanto riguarda il transitorio, fino all’approvazione del piano ambientale, il decreto chiarisce cosa deve fare il commissario – spiega Ronchi – e quali risultati deve garantire (almeno l’avvio del 70% delle misure AIA e assicurando che, per quanto dovuto all’Ilva, i parametri che misurano la qualità dell’aria esterna siano a norma). “Per le sanzioni del Prefetto, il decreto chiarisce – sottolinea il sub-commissario – che per le violazioni compiute prima del commissariamento, paga il titolare o l’azionista di maggioranza, dopo paga l’Ilva commissariata nei casi delle violazioni previste”. Per quanto riguarda il rinvio di circa 60 giorni del piano ambientale, conclude Ronchi, “esso e’ reso necessario anche per includervi tutte le misure necessarie per completare l’AIA, producendo così un’accelerazione complessiva (prima si doveva attendere un’altra AIA per acque, rifiuti, rischi d’incidente e energia), fermo restando il termine finale di 36 mesi fissato dal precedente decreto che non cambia”.

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Redazione InSic

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