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ETS: cosa prevede la (storica) Riforma europea del Sistema di scambio di quote Emissioni

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Accordo raggiunto da Parlamento Europeo e Governi nazionali, il 18 dicembre sulla riforma del sistema di scambio di quote di emissione dell’UE (ETS) con l’obiettivo di ridurre ulteriormente le emissioni industriali e investire di più in tecnologie rispettose del clima.

Parlamento e Consiglio dovranno ora approvare formalmente l’accordo prima che la nuova legge possa entrare in vigore.

Secondo Peter Liese (PPE, DE) relatore del provvedimento: “Questo accordo fornirà un enorme contributo alla lotta al cambiamento climatico a basso costo. Darà respiro ai cittadini e all’industria in tempi difficili e fornirà un chiaro segnale all’industria europea che vale la pena investire nelle tecnologie verdi”.

  • In cosa consiste la riforma del Sistema ETS? Quali ampiamenti o diversificazioni del Sistema attuale di scambio di quote emissioni sono previste?

Riforma Sistema ETS: gli obiettivi

L’Accordo raggiunto prevede i seguenti obiettivi:

  • riduzione delle emissioni nei settori ETS del 62% entro il 2030;
  • eliminazione delle quote gratuite per le industrie dal 2026 (scompariranno entro il 2034);
  • istituzione del Sistema ETS II per le emissioni degli edifici e trasporti su strada a partire dal 2027;
  • estensione del Sistema ETS alle emissioni del trasporto marittimo e impianti di incenerimento di rifiuti;
  • Aumento dei finanziamenti per la transizione verde.

Come ridurre le emissioni del 62% entro il 2030

La riforma del Sistema ETS mira a ridurre le emissioni ETS di un punto percentuale in più rispetto all’obiettivo della Commissione: per farlo l’Accordo siglato in Europa prevede una riduzione una tantum della quantità di quote a livello dell’UE di 90 Mt di CO2 equivalente nel 2024 e 27 Mt nel 2026 in combinazione con una riduzione annuale delle quote del 4,3% dal 2024-27 e il 4,4% dal 2028-30.

Eliminazione delle quote gratuite per le industrie: come fare?

Il meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera (CBAM), su cui i deputati hanno raggiunto un accordo con i governi dell’UE all’inizio di questa settimana per prevenire la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio, sarà introdotto gradualmente alla stessa velocità con cui le quote gratuite nell’ETS verranno gradualmente eliminate.

Il CBAM inizierà quindi nel 2026 e sarà completamente introdotto entro il 2034.

Le quote gratuite per le industrie nell’ETS saranno gradualmente eliminate come segue:

  • 2026: 2,5%,
  • 2027: 5%,
  • 2028: 10%,
  • 2029: 22,5%,
  • 2030: 48,5%,
  • 2031: 61%,
  • 2032: 73,5%,
  • 2033: 86%,
  • 2034: 100%.

Come prevenire il rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio?

Entro il 2025 la Commissione valuterà il rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio per le merci prodotte nell’UE destinate all’esportazione in paesi terzi e, se necessario, presenterà una proposta legislativa conforme all’OMC per affrontare tale eventualità. Inoltre, si stima che 47,5 milioni di quote saranno utilizzate per raccogliere finanziamenti nuovi e aggiuntivi per far fronte a qualsiasi rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio legato alle esportazioni.

L’istituzione del Sistema ETS II per edifici e trasporti

Nell’Accordo si parla anche di istituire entro il 2027

  • un nuovo sistema ETS II separato per i carburanti per il trasporto su strada e per gli edifici, che fisserà un prezzo sulle emissioni di questi settori e riguarderà anche il carburante per altri settori come quello manifatturiero.
  • un nuovo meccanismo di stabilità dei prezzi per garantire che, in caso il prezzo di una quota nell’ETS II superi i 45 EUR, vengano rilasciati 20 milioni di quote aggiuntive.

Riforma Sistema ETS: per quali emissioni?

Fra le novità emerse nell’Accordo troviamo anche l’estensione del Fondo ETS

  • al trasporto marittimo;
  • agli impianti di incenerimento dei rifiuti urbani (i Paesi dovranno misurare, comunicare e verificare le emissioni di questi impianti a partire dal 2024: la Commissione presenterà una Relazione entro il 2026 con l’obiettivo di includerli in ETS dal 2028 o dal 2030 al più tardi);

Nell’Accordo rientra anche la decisione di allocare il 24% di tutte le quote ETS nella riserva stabilizzatrice del mercato per affrontare eventuali squilibri tra l’offerta e la domanda di quote nel mercato dovuti a shock esterni come quelli causati dal COVID-19.

Aumento del Fondo Innovazione

L’Accordo prevede un aumento dei finanziamenti per la transizione verde, ovvero per tecnologie innovative e per modernizzare il sistema energetico europeo. Per farlo si è prospettato

  • un aumento del Fondo Innovazione, che passerà dagli attuali 450 a 575 milioni di quote;
  • un aumento del Fondo per la modernizzazione mettendo all’asta un ulteriore 2,5% di quote che sosterranno i paesi dell’UE con un PIL pro capite inferiore al 75% della media dell’UE.

Tutti i proventi nazionali derivanti dalla vendita all’asta delle quote ETS sono spesi per attività legate al clima, si riporta nell’Accordo e verrà istituto un Fondo sociale per il clima per i più vulnerabili.

Cos’è il Sistema ETS

Il sistema di scambio di quote di emissione dell’UE (ETS), che sancisce il principio “chi inquina paga”, è al centro della politica climatica europea e fondamentale per raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica dell’UE. Fissando un prezzo alle emissioni di gas a effetto serra (GHG), l’ETS ha innescato riduzioni significative delle emissioni dell’UE, in quanto le industrie sono incentivate a ridurre le proprie emissioni ea investire in tecnologie rispettose del clima.

L’ETS fa parte del pacchetto “Fit for 55 in 2030”, che è il piano dell’UE per ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, in linea con la legge europea sul clima.

Approfondisci nel nostro articolo sul Sistema ETS

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Antonio Mazzuca

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