Cessione onerosa di Materiali e qualifica di rifiuto

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La qualificazione di rifiuto deve essere operata sulla base di elementi di carattere obiettivo, quali la oggettività dei materiali in questione, la loro eterogeneità, le condizioni in cui gli stessi sono detenuti e l’eventuale riferimento alle circostanze nelle quali l’originario produttore se ne era disfatto e alle modalità in cui ciò è avvenuto. È quanto si riporta nella sentenza della Cass. Pen. Sez. III, n. 3299 del 24 gennaio 2018.

Il commento è a cura di A.Quaranta (Environmental Risk and crisis manager).
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Il fatto
Con un’ordinanza un Tribunale aveva disposto l’annullamento del sequestro preventivo alcune aree immobiliari di proprietà di una società che svolgeva attività di commercio di beni usati, per lo più acquisiti attraverso cessioni operate dalla CRI, la quale a sua volta riceveva, a titolo gratuito, beni in disuso a lei forniti da strutture pubbliche di vario genere; secondo il Tribunale, infatti, tale materiale non poteva essere qualificato alla stregua di un rifiuto.
Di parere opposto il PM, che proponeva ricorso per Cassazione: nel ricorso, l’organo della pubblica accusa ha rilevato che, una volta rilevata la iniziale volontà dell’originario produttore, di disfarsi di determinati beni, volontà che imprime su di loro la qualificazione dei medesimi alla stregua di rifiuto, incombe sull’eventuale successivo detentore l’onere di provare che la sua condotta è, viceversa, indirizzata verso una forma di riuso produttivo del bene e non semplicemente alla soddisfazione di una esigenza dismissiva degli stessi.

Secondo la Cassazione
La Cassazione, nel ritenere fondato il ricorso, ha ritenuto inaccettabile, secondo i principi generali ormai consolidati, ogni valutazione soggettiva in merito alla natura dei materiali da classificare o meno quali rifiuti, poiché è rifiuto non ciò che non è più di nessuna utilità per il detentore in base ad una sua personale scelta ma, piuttosto, ciò che è qualificabile come tale sulla scorta di dati obiettivi che definiscano la condotta del detentore in relazione a tale bene ovvero sulla scorte di un obbligo al quale lo stesso è comunque tenuto, inerente, appunto, alla necessità di disfarsi del suddetto materiale; la verifica di tale qualificazione deve essere operata sulla base di elementi di carattere obiettivo, quali la oggettività dei materiali in questione, la loro eterogeneità, non rispondente ad alcun ragionevole criterio merceologico, e le condizioni in cui gli stessi sono detenuti nonché con eventuale riferimento alle circostanze nelle quali l’originario produttore se ne era disfatto e alle modalità in cui ciò è avvenuto; a tal fine, pertanto, non rileva che detti materiali siano, almeno in parte, ancora suscettibili di utilizzazione economica attraverso la loro cessione a titolo oneroso, poiché tale evenienza non esclude comunque la loro natura di rifiuto.

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Redazione InSic

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