Apnee ostruttive del sonno: diffusione nei luoghi di lavoro e diagnosi

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Sono quasi un miliardo gli adulti che in tutto il mondo soffrono di apnee ostruttive del sonno (in inglese “obstructive sleep apnoea, OSA”), un disturbo della qualità del sonno, che ha importanti ripercussioni sulla salute globale]. La stima proviene primo studio di prevalenza mondiale dell’OSA pubblicato sulla rivista The Lancet Respiratory Medicine, che ben evidenzia l’elevato onere economico e sociale della malattia.

La prevalenza di OSA nei luoghi di lavoro

Nei luoghi di lavoro la prevalenza delle OSA è rilevante: si stima che solo in Italia l’identificazione precoce e il trattamento dell’OSA possano prevenire ogni anno fino a un milione di infortuni sul lavoro, 1000 decessi e 20.000 casi di invalidità permanente (Magnavita, N. et Al. Obstructive sleep apnea and work accidents: Analysis of the literature. Eur. J. Public Health 2016, 26 (Suppl. 1), ckw165.060.).
I dati mondiali sulle OSA nei luoghi di lavoro mettono in luce un’ampia variazione geografica nella prevalenza dell’OSA, con spot percentuali anche superiori al 50% in alcuni Paesi del continente americano (es., Bolivia, Brasile, Colombia, Perù, Cuba), dell’Europa (es., Albania, Austria, Paesi Bassi, Danimarca, Finlandia) e del continente africano (Algeria, Angola, Ecuador, Egitto, Nigeria, Marocco).
La Cina è lo Stato con il più alto numero di individui affetti da OSA (quasi 2,5 milioni) seguita da Stati Uniti, Brasile, Giappone, Russia, India e Pakistan, inseriti tra i primi dieci Paesi a più alta prevalenza, insieme agli Stati europei Francia e Germania; tale distribuzione rispecchia quella della densità di popolazione. L’obesità, l’invecchiamento demografico, le malattie non trasmissibili (come il diabete) e gli stili di vita sedentari potrebbero avere un ruolo nell’aumento della prevalenza globale di OSA; altri fattori da considerare sono le differenze razziali e genetiche nelle caratteristiche anatomiche del distretto testa-collo che aumentano la probabilità di apnea, quale una via aerea più stretta. Entrambi questi fattori spiegherebbero il grande numero di soggetti affetti da OSA in Cina.

Come fare diagnosi di OSA?

Il paziente con sospetto di OSA si interfaccia con un team multidisciplinare, che assicura la gestione globale e condivisa dei suoi disturbi. Secondo i criteri diagnostici dell’American Academy of Sleep Medicine (AASM), la diagnosi di OSA è incentrata sull’anamnesi del sonno, sulla ricerca di segni e sintomi respiratori specifici e dei disturbi medici o psichiatrici spesso associati; tuttavia è solo l’indagine strumentale, la polisonnografia (PSG), a darne conferma. Quest’ultima è un esame specialistico mirato alla verifica della qualità del sonno attraverso la rilevazione dei seguenti parametri: due o più canali elettroencefalografici (EEG), canali elettromiografici (EMG del muscolo sottomentoniero e dei muscoli tibiali anteriori bilaterali), movimenti degli occhi (con l’elettroculografia, EOC), movimenti di torace e addome, flusso oronasale, saturazione di ossigeno nel sangue e frequenza cardiaca. L’insieme delle informazioni registrate consente di evidenziare gli episodi di apnea/ipopnea e di correlarli alle desaturazioni ossiemoglobiniche, ai movimenti toraco/addominali e alla fase di sonno.

I criteri diagnostici internazionali

L’interruzione respiratoria durante il sonno è definita come un periodo di apnea se di durata non inferiore a 10 secondi e comunque non superiore a 120 secondi. Mentre l’apnea è la chiusura completa delle alte vie aeree, la definizione delle ipopnee è mutata negli anni, assumendo criteri progressivamente più stringenti; allo stato attuale, le ultime linee guida dell’AASM del 2012 identificano l’ipopnea come una diminuzione pari o superiore al 30% del flusso d’aria dalla linea basale associata ad una desaturazione di ossigeno pari o superiore al 3% oppure ad un risveglio contestuale [5]. Anche per le ipopnee vale, come per le apnee, la durata non inferiore a 10 secondi e non superiore a 120 secondi. Viene quindi calcolato il rapporto apnee-ipopnee (“apnoea-hypopnoea index, AHI”) – indicato come il numero di eventi all’ora – sulla cui base l’OSA viene classificata in diversi livelli di gravità: per gli adulti, un AHI inferiore a 5 viene considerato la normalità; un AHI compreso tra 5 e 15 (estremo inferiore incluso) è indicativo di OSA lieve; OSA moderata si contraddistingue per un AHI compreso tra 15 e 30 (estremo inferiore incluso); un AHI uguale o superiore a 30 rivela OSA severa.
In base ai valori di cut-off dell’AHI e ai su citati criteri diagnostici AASM del 2012 le stime globali hanno identificato, nella fascia d’età compresa tra 30 e 69 anni, 936 milioni di persone affette dalla forma lieve-moderata della malattia, a confronto con 425 milioni di persone – pari a più del 45% del totale – colpite dalla forma moderata-severa della malattia richiedente terapia.
Inoltre, nell’ottica della personalizzazione delle cure, grande valore assume il trattamento delle comorbidità eventualmente presenti, in particolar modo della malattia mentale associata, che può contribuire a migliore l’outcome complessivo.

Per approfondire sull’argomento, suggeriamo l’articolo: “Apnee ostruttive del sonno: un miliardo di casi, un pericolo per la salute e la sicurezza dei lavoratori” (Reparata Rosa Di Prinzio, Loreta Di Michele, Giovanni Rallo, Nicola Magnavita), Ambiente&Sicurezza sul Lavoro n.11/2019.

Una squadra di professionisti editoriali ed esperti nelle tematiche della salute e sicurezza sul lavoro, prevenzione incendi, tutela dell’ambiente, edilizia, security e privacy. Da oltre 20 anni alla guida del canale di informazione online di EPC Editore

Redazione InSic

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