Ecco i dati diffusi da Superabile INAIL.
Le più diffuse sono le malattie che colpiscono le mani, le braccia e la schiena. Ma le vere patologie professionali emergenti, anche se ancora ridotte dal punto di vista delle denunce, sono quelle collegate allo stress. A segnalarlo è l’Inail Emilia-Romagna, che a Bologna, al convegno organizzato in Cappella Farnese su disabilità e lavoro, ha presentato l’attività del tavolo integrato sulle malattie professionali nato tre anni fa. Nel 2017 in Emilia-Romagna sono state presentate all’Inail 6.416 denunce, che per il 71,2% riguardano appunto malattie osteo-articolari, agli arti e al rachide, causate da posture errate, sollevamento pesi e attività ripetitive. A questo va aggiunto un altro 13,7% di malattie del sistema nervoso, soprattutto disturbi del tunnel carpale e tendiniti. Il 6,5% delle denunce riguarda perdita di udito, solo il 3% sono tumori.
“Le patologie più gravi sono quelle oncologiche– sottolinea Daniela Bonetti dell’Inail Emilia-Romagna- ma rappresentano una bassa percentuale, perché non sempre vengono denunciate. Quando viene diagnosticato un tumore, il lavoratore è travolto dal dramma della situazione e il medico è soprattutto concentrato nella cura del paziente”. Quindi non viene focalizzata l’attenzione sul possibile legame tra il lavoro e la malattia. “Tante volte lo stesso lavoratore non pensa di essere a rischio”, sottolinea Bonetti. Inoltre “non sempre è in grado di ricostruire l’esposizione” alla sostanza cancerogena, quindi anche l’Inail “fa fatica a riconoscere la malattia professionale”.
Nel panorama generale, poi, l’1% delle denunce è rappresentato da disturbi psichici e comportamentali, legati allo stress. “È la vera patologia emergente– sostiene Bonetti- non parliamo ancora di numeri elevati dal punto di vista delle denunce e dei riconoscimenti. Ma è la malattia professionale su cui si dovrà concentrare l’attenzione nei prossimi anni”. Anche perché le nuove tecnologie “hanno migliorato le condizioni di lavoro in molti ambiti”, mentre lo stress in aumento “è legato al tipo di vita sociale che è cambiato negli ultimi anni”. In passato, spiega la dirigente Inail, “venivano riconosciuti infarti e aritmie come sintomi di stress. Oggi invece si parla anche di disturbi post-traumatici, ad esempio dopo aver subito rapine o aggressioni sul luogo di lavoro”. In questo contesto, aggiunge Bonetti, “il burnout è solo la punta dell’iceberg, molto più diffusi sono malessere, disagio e assenteismo. Ma su questo, più che la rendita Inail, aiuta la prevenzione”.
Nel 2017 sono state presentate all’Inail 6.416 denunce, in calo dell’8,6% rispetto all’anno prima (furono 7.942 nel 2013), la maggior parte nel comparto industria e servizi. Allo stesso tempo sono in calo anche i riconoscimenti da parte dell’Inail: si parla di 2.441 casi nel 2017, rispetto ai 2.858 dell’anno precedente (furono 3.784 nel 2013). Di questi, 1.749 hanno ricevuto indennizzi. Dopo il calo del precedente quinquennio, sottolinea però Bonetti, “i segnali di un nuovo incremento compaiono nei primi mesi del 2019”. La stragrande maggioranza dei casi riguarda lavoratori italiani, il 59,5% sono uomini. Le denunce vengono per lo più dalle province di Bologna, Reggio Emilia, Forlì-Cesena e Modena.
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