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Piani di emergenza: il caso studio delle gallerie degli Uffizi

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Pensare che un patrimonio come il nostro possa diventare accessibile a tutti e nel contempo sicuro per i suoi possibili fruitori, ma anche per gli stessi beni che conserva, può diventare un grande sfida di civiltà e, perché no, rappresentare anche un riferimento per altri Paesi. È da queste considerazioni che si è sviluppata l’idea di sperimentare l’attivazione di un piano di emergenza in una struttura museale in cui siano coinvolte anche persone con specifiche necessità, cercando di rilevarne l’efficacia proprio in funzione di queste persone. L’iniziativa, condotta negli spazi messi a disposizione dalle prestigiose Gallerie degli Uffizi di Firenze con la regia della Direzione regionale VV.F. della Toscana e del locale Comando Vigili del fuoco, rientra tra le attività dell’Osservatorio sulla sicurezza e il soccorso delle persone con esigenze speciali che dal 2015 opera nell’ambito del C.N.VV.F.

Nell’articolo di seguito partiamo dalla caratterizzazione degli spazi espositivi e spieghiamo in che modo l’esperienza intrapresa si è articolata nella formazione del personale degli Uffizi e in una esercitazione vera e propria con la definizione dei partecipanti e delle modalità di rilievo delle prestazioni del piano.

Le Gallerie degli Uffizi: gli spazi espositivi e le disabilità dei visitatori

Le Gallerie degli Uffizi fanno parte di un complesso edilizio progettato nel 500 da Giorgio Vasari per altri scopi, come denuncia il nome stesso, ridefinito poi alla sua morte da un altro autorevole architetto dell’epoca, Federico Buontalenti, che su stimolo di un colto e raffinato Granduca Francesco I de’ Medici allestisce nel 1581 una galleria espositiva al secondo piano dell’edificio. Ma è solo con il granduca Pietro Leopoldo, illuminato membro della casa austriaca degli Asburgo-Lorena che tenne le redini del Granducato di Toscana fino all’unificazione d’Italia, che nel 1789 questa galleria viene aperta anche al pubblico.
Da allora gli spazi espositivi si sono gradualmente evoluti fino alla condizione odierna, che interessa circa 13.000 m2 di superficie espositiva che nel 2018 ha ospitato 2.230.914 visitatori. Considerando quest’ultimo dato alla luce delle percentuali proposte dall’ISTAT, emerge un aspetto su cui è necessario fermarsi un attimo a riflettere: ogni giorno potenzialmente visitano le Gallerie espositive circa 1.500 persone con “limitazioni funzionali, invalidità o cronicità gravi”. A questi, poi, sono da aggiungere anche i lavoratori con specifiche necessità che ogni giorno si muovono all’interno della struttura.
Ben più difficile è cercare di stabilire quali siano le tipologie di disabilità più frequenti tra i visitatori, non certo tra i lavoratori, ma ai fini della pianificazione dell’emergenza e della conseguente formazione degli addetti incaricati più che un numero può essere importante considerare le tipologie più frequenti che si possono incontrare, rispetto alle quali definire le specifiche modalità operative e la formazione del personale incaricato di attuarle nell’ambito del piano di emergenza. In base a queste considerazioni l’esperienza si è quindi sviluppata in due momenti: il primo dedicato proprio alla formazione del personale coinvolto, il secondo all’esercitazione vera e propria con la definizione dei partecipanti e delle modalità di rilievo delle prestazioni del piano.

Pianificazione emergenza e disabilità: la formazione del personale degli Uffizi

La formazione indirizzata agli operatori coinvolti (Vigili del fuoco e dipendenti degli Uffizi) ha considerato le tipologie di disabilità che più facilmente si possono incontrare nella quotidianità all’interno di queste strutture ricettive, ovvero le disabilità motorie, sensoriali (cecità/ipovisione oppure sordità/ipoacusia) e cognitive (sindrome di Down, autismo e demenza), ponendo attenzione alle necessità operative di un soccorritore a partire dal riconoscimento delle persone e delle loro specifiche necessità. A seguirla 45 partecipanti tra VV.F., personale degli Uffizi e persone con disabilità intervenute sia per puntualizzare alcuni aspetti affrontati dai relatori, sia per interagire con loro nelle prove pratiche. Quest’ultima presenza è stata un elemento capace di valorizzazione ulteriormente l’iniziativa aiutando i discenti a prendere maggior consapevolezza del problema. In alcuni casi gli stessi discenti si sono trasformati in “vittime” per comprendere le condizioni di disagio che una persona può vivere in certe situazioni (ad esempio hanno simulato la cecità con una benda sugli occhi, incontrando così difficoltà nell’orientamento e nel farsi accompagnare lungo un percorso, oppure la sordità indossando delle cuffie che imponevano di elaborare strategie comunicative diverse da quelle verbali). Per rendere maggiormente inclusivo il seminario, infine, tutte le comunicazioni sono state accompagnate anche da un interprete LIS (Lingua dei Segni Italiana).

Pianificazione emergenza e disabilità: l’esercitazione

Il secondo momento ha riguardato l’esercitazione vera e propria condotta nel corridoio ovest del secondo piano delle gallerie, a cui hanno partecipato 60 figuranti:
– 2 classi delle scuole primarie con i relativi accompagnatori;
– 10 persone con disabilità (2 con sindrome di Down, 2 con sordità, 2 persona cieche, 3 persone in sedia a rotelle ed 1 persona ipovedente con disabilità motorie) anche dipendenti del museo.
Questi sono stati distribuiti nel piano in modo che le due classi fossero in locali distinti mentre le persone con disabilità variamente distribuite e senza una specifica collocazione.
Una variabile imprevista sul piano organizzativo è stata la presenza di un bambino in sedia a rotelle che faceva parte di una classe e che ha imposto l’elaborazione di nuove strategie di aiuto rispetto a quelle pianificate.
Per valutarne gli esiti è stata quindi predisposta una “scheda di osservazione attività esercitative” da compilare a cura di 8 osservatori scelti tra persone competenti sui temi delle disabilità.
Nella scheda, in particolare, per ogni tipologia di disabilità sono stati considerati gli aspetti connessi con le modalità di approccio e relazione, le tecniche di accompagnamento ed altre specifiche modalità in funzione del tipo di disabilità.
Ad ogni voce sono state associate le seguenti modalità di valutazione qualitativa:
– verde: modalità operativa sviluppata correttamente;
– rosso: modalità operativa non sviluppata correttamente;
– giallo: modalità operativa da perfezionare.
Nella stessa, inoltre, trovano spazio le osservazioni proposte dalle persone coinvolte e dagli operatori che nella simulazione erano stati incaricati di soccorrerle/aiutarle. Queste ultime a costruire una visione complessiva più corretta dell’attività svolta.

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Piani di emergenza: il caso studio delle gallerie degli Uffizi
Stefano Zanut
Antincendio n.3/2020

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