Chiusini di pozzetti stradali: in italiano la norma europea

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UNI annuncia la pubblicazione in lingua italiana della UNI EN 124:2015 sui chiusini stradali, erroneamente chiamati “tombini” che servono a chiudere i pozzetti di acquedotti o fognature, di raccolta di acque piovane.
La nuova edizione della UNI è stata suddivisa in 6 parti al fine di prendere in considerazione anche i nuovi materiali presenti sul mercato. La norma attribuisce ai chiusini sei differenti classi, fornisce informazioni sui materiali, specifica i requisiti per la progettazione e i requisiti di prestazione

Ce ne sono tantissimi sulle strade e li calpestiamo tutti i giorni senza neanche rendercene conto, eppure sono utili e importanti. Sono i chiusini (erroneamente chiamati anche tombini), cioè quei dispositivi che servono a chiudere i pozzetti di acquedotti o fognature, di raccolta di acque piovane nonché i pozzetti che sono a servizio delle linee elettriche e telefoniche. Si tratta di dispositivi di coronamento e/o chiusura generalmente costituiti da un telaio e da una griglia o da un coperchio.
Possono essere realizzati in differenti materiali (in ghisa, in acciaio oppure in acciaio o ghisa in combinazione con il calcestruzzo) e possono avere forme diverse (rotondi, quadrati, rettangolari) ma hanno tutti la stessa funzione: coprire i pozzetti in modo da non rappresentare un potenziale pericolo per i pedoni e per i veicoli che transitano sulle strade permettendone, al tempo stesso, l’ispezione interna.

I chiusini sono trattati dalla norma UNI EN 124 “Dispositivi di coronamento e di chiusura dei pozzetti stradali” la cui nuova edizione in lingua italiana è stata pubblicata proprio nei giorni scorsi. La norma si applica ai dispositivi di coronamento e chiusura dotati di una dimensione di passaggio fino a un metro, destinati a essere installati in zone soggette a traffico pedonale e/o veicolare.

La nuova edizione della UNI EN 124:2015 è stata suddivisa in 6 parti al fine di prendere in considerazione anche i nuovi materiali presenti sul mercato: infatti, mentre la parte 1, più generale, è dedicata alle definizioni, alla classificazione, ai principi generali di progettazione, ai requisiti di prestazione e ai metodi di prova, le altre parti della norma riguardano i chiusini fatti con diverse famiglie di materiali (definendo per ciascuna specifiche prove e requisiti da soddisfare) rispettivamente in ghisa (parte 2), in acciaio e lega di alluminio (parte 3), in calcestruzzo armato (parte 4), in materiale composito (parte 5), in polipropilene (PP), polietilene (PE) o polivinilcloruro (PVC-U) (parte 6).

La norma attribuisce ai chiusini sei differenti classi in base all’impiego previsto, classificazione che è strettamente collegata al luogo di installazione. Fornisce inoltre informazioni sui materiali, specifica i requisiti per la progettazione (ad esempio aperture di areazione nei coperchi, dimensioni di passaggio per gli addetti, posizionamento di coperchi e griglie ecc.) e i requisiti di prestazione (ad esempio capacità portante del carico, resistenza allo scivolamento e sicurezza a prova di bambino). Spiega infine i procedimenti per effettuare tutte le prove volte a verificare che i chiusini rispettino i requisiti previsti dalla norma stessa (ad esempio prove di resistenza allo scivolamento, prove per il fissaggio dei coperchi al telaio, prove di stabilità, ecc.).

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Redazione InSic

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