Edificio adibito a civile abitazione e installazione di rete idranti

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Un edificio adibito a civile abitazione, ubicato nel centro storico di Catania, alto circa 36,00 m e quindi con un’altezza ai fini antincendio di circa 34,00. Tale edificio è stato costruito nel 1956, ha struttura in c.a., scala di larghezza 1,20 m e dista 4 km dal Comando dei Vigili del fuoco.
Secondo quanto riportato nel D.M. 16/05/ 1987 n.246 questo è un edificio di tipo “c” e rientra nell’attività 77 categoria B. Per tale tipo di edificio è prevista, nella norma citata, la presenza di un impianto idrico antincendio dimensionato per fare funzionare 3 idranti con portata 120 litri/min e pressione al bocchello 1,5 bar se esiste una sola colonna. Questa considerazione porta alla necessità della presenza di una riserva idrica sempre piena di almeno 22 mc e di un locale dove alloggiare le pompe. Ora, per la configurazione dell’edificio e della zona in cui è ubicato, non si riesce a trovare il locale per la riserva e il locale per le pompe. Per cui credo che sarà necessario chiedere una deroga.
È accettabile proporre di installare la rete degli idranti con tutti gli attacchi ma senza riserva e senza pompe? Si potrebbe sostituire la presenza della riserva e delle pompe con l’installazione di rivelatori di fumo ad ogni piano o di qualche altro dispositivo? È stata approvata, sempre in deroga, qualche altra alternativa?
Parola all’Esperto della rivista Antincendio, Sandro Marinelli, Dirigete A.R. dei Vigili del Fuoco.


Il D.M. n. 246 del 16/05/1987 ha un’impostazione “prescrittiva” rigida, come del resto è logico che sia, tenuto conto del periodo storico nel quale è stato emanato e, come per altri Decreti emanati per attività a rischio specifiche, è stato necessario ricorrere all’istituto della deroga quando non era possibile rispettare qualche prescrizione, proponendo misure alternative di sicurezza antincendio equivalente. Negli anni più recenti, a partire dal D.M. 9 maggio 2007 recante “Direttive per l’approccio ingegneristico alla sicurezza antincendio”, è cambiata l’impostazione di tutta la normativa antincendio, privilegiando un approccio “prestazionale” più flessibile in relazione agli obiettivi di sicurezza antincendio da raggiungere. Ciò ha portato all’emanazione del D.M. 3 agosto 2015 (pubblicato sulla G.U. del 20 agosto 2015), denominato Codice di Prevenzione Incendi, che ha introdotto, anche nella legislazione italiana, un approccio “prestazionale” per tutte le attività soggette alle autorizzazioni dei Vigili del fuoco, consentendo la possibilità di adottare varie soluzioni conformi al Codice di prevenzione incendi con maggiore flessibilità, senza ricorrere all’istituto della deroga che era necessario nel vecchio sistema “prescrittivo”.
Si ritiene pertanto che il quesito posto dal lettore e le misure alternative proposte possano essere esaminate e rivisitate alla luce del D.M. 3 agosto 2015 ed in particolare della Sezione S (Strategia antincendio), tenendo conto dell’altezza del fabbricato (superiore a 32 mt.).

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Redazione InSic

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