Il nuovo Codice dei contratti pubblici (d.lgs. n. 36/2023) rafforza l’integrazione dei criteri ambientali minimi (CAM) negli appalti pubblici, rendendoli parte integrante della documentazione di gara. Ma cosa succede se un bando omette questi requisiti? E, soprattutto, quando decorre il termine per impugnare un bando viziato da tale omissione? La sentenza n. 3542/2025 del Consiglio di Stato fa chiarezza su questi punti cruciali.
- L’obbligo di inserire i CAM nei bandi secondo il Codice degli Appalti
- Quando decorre il termine per impugnare il bando che non rispetta i CAM?
- Il principio affermato dal Consiglio di Stato nella sentenza 3542/2025
- Normativa di riferimento
- Per saperne di più
L’obbligo di inserire i CAM nei bandi secondo il Codice degli Appalti
L’art. 57, co. 2, del d.lgs. n. 36/2023 (cd. codice degli appalti pubblici) stabilisce che: “Le stazioni appaltanti e gli enti concedenti contribuiscono al conseguimento degli obiettivi ambientali previsti dal Piano d'azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della pubblica amministrazione attraverso l'inserimento, nella documentazione progettuale e di gara, almeno delle specifiche tecniche e delle clausole contrattuali contenute nei criteri ambientali minimi, definiti per specifiche categorie di appalti e concessioni”.
Se il bando di gara non recepisce i requisiti ambientali minimi stabiliti con regolamento ministeriale è illegittimo per violazione di legge.
Quando decorre il termine per impugnare il bando che non rispetta i CAM?
Ciò posto, occorre declinare se il termine per impugnare (in questo caso di trenta giorni) decorra dalla data di pubblicazione del bando oppure dalla comunicazione del provvedimento di aggiudicazione.