Ergonomia e lavoro agile al tempo del Coronavirus: intervista a Luigi Dal Cason (SIE)

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A seguito dell’emergenza COVID-19 e con l’estensione obbligatoria della modalità di lavoro agile i lavoratori sono stati costretti a adattare i propri luoghi di vita ad ambienti di lavoro: quali sono i pericoli più comuni di una postazione a casa, quali gli accorgimenti per migliorarle?
E ancora, il lavoro da casa e il tecnostress in agguato ed il contributo che la SIE, Società Italiana Ergonomia e Fattori Umani può portare al dibattito sul miglioramento delle condizioni di vita e lavoro.

Parliamo di tutto questo con Luigi Dal Cason, medico competente e segretario nazionale SIE.


Quali sono i pericoli più comuni, presenti o nascosti, in un ambiente domestico che viene trasformato in luogo di lavoro?
Innanzitutto va considerata la scarsa abitudine, se non la poca attitudine, che aziende e lavoratori italiani hanno/avevano con questa forma di lavoro.
I primi pericoli possono quindi essere rappresentati da un senso di invasione della vita personale da parte del lavoro, da un considerare il lavoro tra le mura domestiche un isolamento sociale (anche se forzato dagli eventi) e il non avere possibilità (o voglia) di adattare i propri spazi alla richiesta specifica.


Quali sono gli oggetti e gli accorgimenti ergonomici che possono rendere più comoda e confortevole la postazione di chi lavora da casa?
Si possono innanzitutto ipotizzare adattamenti di ciò che esiste nelle mura domestiche, considerando che se tutte le utilità sono presenti sarà perché qualcuno (magari non l’interessato dal provvedimento) già utilizzava la casa per svolgere una qualche attività (lavorativa, associativa o anche ludica) utilizzando le connessioni remote.


Quali accortezze seguire e quali aspetti dovrebbero essere messi in rilievo dal datore di lavoro?
Dalla seduta al piano di lavoro, da una connessione adeguata a spazi dedicabili tutto potrebbe/dovrebbe essere pensato in questa nuova ottica; il datore di lavoro dovrebbe/potrebbe provvedere alla fornitura d’uso necessaria o, forse meglio per incontrare maggior favore da parte del lavoratore, a partecipare all’acquisto del necessario.


Recentemente l’Agenzia europea per la sicurezza (EU-OSHA) ha fornito consigli pratici sul telelavoro da casa e sulla protezione della salute del lavoratore, mettendo a disposizione una banca dati di strumenti e orientamenti sui Disturbi Muscolo-Scheletrici ai fini della loro valutazione e gestione dei rischi anche per il lavoratore che opera in telelavoro. In che modo l’ergonomia può contribuire alla riduzione di questi rischi?
Molte possono essere le indicazioni fruibili da parte dei lavoratori, comunque condizionate da fornitura/acquisto di arredi e/o attrezzature necessarie; molti gli studi e le indicazioni in particolare sulle sedute da utilizzare col lavoro a distanza e l’illuminazione dei luoghi.
L’Ergonomia può sicuramente essere d’ausilio in questi frangenti; formazione on line, tutorial dedicati e scelta assistita in caso di nuove dotazioni potranno supportare i lavoratori nelle nuove situazioni di lavoro.


Il lavoro da casa può comportare anche problemi di stress e salute mentale. Quali i suggerimenti per prevenire la sensazione di essere isolati, disconnessi o abbandonati?
Forse il maggior pericolo è rappresentato da quello che ultimamente è stato definito “tecnostress“, cioè dall’esagerato uso di strumenti informatici e dal coinvolgimento “spinto” al loro uso, lavorativo e non; la salute mentale verrebbe così condizionata nei tempi e nei modi del pensiero razionale dalla situazione di isolamento reale e virtuale. Se la situazione poi venisse vissuta come un obbligo sgradito e portasse l’interessato ad affrontare soprattutto gli aspetti negativi (almeno per il soggetto) allora si potrebbe prevedere una vera situazione di STRESS (convinzione di non saper rispondere adeguatamente alle richieste provenienti dall’esterno)


A suo avviso, l’emergenza COVID-19 stimolerà ancora e maggiormente il dibattito già in corso sul lavoro agile e soprattutto sull’esigenza di “Protocolli” specifici da seguire nel momento in cui si intenda organizzare spazi di lavoro innovativi e sicuri dal punto di vista ergonomico?
Assolutamente SI’, anche e soprattutto per il ritardo nell’uso del lavoro a distanza che è evidente in Italia


Quale sarà il contributo pratico che la vostra Società di Ergonomia realizzerà prossimamente per dimostrare che un intervento ergonomico può generare valore per la salute delle persone ed il miglioramento delle condizioni di vita e lavoro?
Nel congresso della SIE, annullato a fine aprile per la pandemia, si sarebbe affrontato anche questo argomento; sono in previsione iniziative in diverse sezioni territoriali; alcune, come i webinar tra soci attualmente in corso, potranno essere rese fruibili anche al mondo delle imprese per i propri addetti o costituire una serie di argomentazioni e documenti a cui anche i singoli cittadini potranno accedere, per informazioni di base come per approfondimenti su specifiche problematiche.

La Società Italiana di Ergonomia

“La SIE ha lo scopo di promuovere lo sviluppo dell’ergonomia e lo studio dei fattori umani (da ricondurre alla sua vocazione antropocentrica), la diffusione e sistematizzazione delle conoscenze e delle esperienze connesse all’approccio ergonomico, in stretto rapporto con le realtà sociali, ambientali e produttive dove operano e vivono gli esseri umani, le Scuole, le Università.
Ha inoltre lo scopo di promuovere il corretto sviluppo degli aspetti professionali e di costituire un riferimento per gli organi istituzionali preposti alla regolamentazione in materia di professioni.”

Contatti:

Società Italiana di Ergonomia e Fattori Umani: Pagina FB
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@sieErgonomia su Twitter

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