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Due Diligence sociale e ambientale: cosa cambia in Europa con la Direttiva CSDDD?

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Il Parlamento europeo giovedì scorso ha votato la propria “posizione negoziale” sulla Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD), la Direttiva sulla responsabilità sociale e ambientale delle imprese che dovrebbe integrare il rispetto dei diritti umani e dell’ambiente nella governance delle imprese.

Obiettivo: il contrato al lavoro minorile, schiavitù, sfruttamento del lavoro, inquinamento, degrado ambientale e perdita di biodiversità. Fonda una responsabilità civile delle imprese con multe fino ad almeno il 5% del fatturato in caso di adempienza delle imprese.

Ma in cosa consiste la Due Diligence, qual è l’attuale quadro normativo europeo e qual è la proposta del Parlamento europeo in materia di Corporate Sustainability Due Diligence Directive?

Due Diligence: cos’è?

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Quando si parla di Due Diligence si fa riferimento ad un approccio basato sul rischio, per il quale alle aziende verrebbe chiesto di effettuare una accurata politica aziendale proporzionata e commisurata alla probabilità e alla gravità di un potenziale impatto negativo sulla società e sull’ambiente, identificare le circostanze specifiche e i fattori di rischio. In particolare, rispetto alle attività, dimensioni e lunghezza della loro catena di valore, alle dimensioni dell’azienda, alla sua capacità, alle risorse e le leve finanziarie a disposizione.

Nell’identificare e valutare gli effettivi e potenziali impatti, le aziende sarebbero invitate a identificare le singole relazioni d’affari a rischio più elevato e di adottare misure adeguate per cercare di prevenire o mitigare il potenziale impatto negativo e per influenzare i responsabili di tali impatti.

Due Diligence europea: chi riguarda

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Le norme interesseranno le imprese UE con più di 250 dipendenti e un fatturato superiore a 40 milioni di euro, indipendentemente dal loro settore d’appartenenza, e le società “madri” con più di 500 dipendenti e un fatturato superiore a 150 milioni di euro. Incluse, in prospettiva anche le società con sede fuori dall’UE aventi un fatturato superiore a 150 milioni di euro, se hanno generato almeno 40 milioni di euro con business all’interno dell’UE.

La Posizione del Parlamento europeo: Due Diligence, cosa cambia?

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Il Parlamento nella propria Posizione impone alle aziende di

  • identificare e, se necessario, prevenire, porre fine o mitigare, l’impatto negativo che le loro attività hanno su diritti umani e ambiente, come il lavoro minorile, la schiavitù, lo sfruttamento del lavoro, l’inquinamento, il degrado ambientale e la perdita di biodiversità.
  • monitorare e valutare l’impatto sui diritti umani e sull’ambiente dei loro partner della catena del valore, compresi i fornitori, la vendita, la distribuzione, il trasporto, lo stoccaggio, la gestione dei rifiuti e altre aree
  •  attuare un piano di transizione verde per mantenere il riscaldamento globale entro il limite di 1,5°: il suo raggiungimento nelle grandi società con oltre 1.000 dipendenti dovrà grantire un impatto sulla remunerazione variabile degli amministratori (attraverso bonus).
  • Collaborare e sostenere le persone colpite dalle loro azioni, compresi gli attivisti per i diritti umani e l’ambiente, introducano un meccanismo di reclamo e controllino regolarmente l’efficacia della loro politica di diligenza dovuta.
  • mettere a disposizione le informazioni sulla politica della diligenza dovuta di una società sul Punto unico di accesso europeo (ESAP) per facilitare l’accesso da parte degli investitori.

Due Diligence sociale e ambientale: le sanzioni per le imprese che non si adeguano

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Il Parlamento europeo ha anche indicato un quadro sanzionatorio per le imprese che non si adegueranno alle nuove disposizioni: le imprese saranno responsabili degli eventuali danni e potranno essere sanzionate dalle autorità di vigilanza nazionali.

Nelle sanzioni previste, rientrano

  • il “naming and shaming” (pubblicazione dei nomi degli inadempienti),
  •  il ritiro dal mercato dei prodotti dell’azienda
  • ammende pari ad almeno il 5% del fatturato netto globale.
  • Esclusione dagli appalti pubblici UE.

Da quando si applicano i nuovi obblighi di Due Diligence?

I nuovi obblighi si applicheranno dopo 3 o 4 anni, a seconda delle dimensioni. Le imprese più piccole potranno ritardare l’attuazione delle nuove direttive di un ulteriore anno.

Vediamo di seguito qual è lo stato attuale della disciplina europea in materia di responsabilità sociale e ambientale di impresa, il cammino della nuova Proposta CSDDD e la sua integrazione con gli altri atti già esistenti.

Responsabilità sociale e ambientale delle imprese: la legislazione europea

Attualmente la materia è coperta dalla Direttiva 2004/35/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 aprile 2004, sulla responsabilità ambientale in materia di prevenzione e riparazione del danno ambientale che ha istituito un quadro di riferimento sulla base del principio “chi inquina paga” per le operazioni proprie delle imprese, ma non per le Catene di imprese. La Proposta di Direttiva sulla responsabilità civile introdotta dalla CSDDD sarà quindi complementare a questa Direttiva.

Inoltre, tale disciplina si incrocia con quella introdotta dalla Direttiva (UE) 2022/2464 del Parlamento europeo e del Consiglio del 14 dicembre 2022, nota come Direttiva sulla rendicontazione societaria di sostenibilità (Corporate Sustainability Reporting Directive – CSRD) entrata in vigore il 5 gennaio 2023.

Questa, lo ricordiamo ha esteso da 11 700 a circa 50 000 il numero di aziende coperte dalla comunicazione di informazioni di carattere non finanziario (NFRD), in materia ambientale, sociale e rischi, impatti, misure (inclusa la dovuta diligenza) e politiche relativi ai diritti umani, e ha aggiunto l’obbligo di rendicontazione sulla sostenibilità al processo di due diligence aziendale.

Leggi il nostro approfondimento a fianco.

Proposta di Direttiva CSDD: l’approvazione europea, tempistica

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Inoltre, la direttiva CSDDD proposta integrerà anche la direttiva 2011/36/UE sulla prevenzione e lotta alla tratta di esseri umani e protezione delle vittime, il regolamento sui minerali provenienti da zone di conflitto, la proposta di regolamento sull’eliminazione della deforestazione e sulle catene di approvvigionamento, la proposta di un nuovo regolamento sulle batterie, l’iniziativa per il futuro dei prodotti sostenibili (SPI) e la comunicazione sul potere dei partenariati commerciali.

Il Parlamento aveva chiesto già nel passato norme per una maggiore responsabilità alle imprese e una legislazione obbligatoria sulla Due Diligence: una proposta della Commissione è stata presentata il 23 febbraio 2022 e integra vari atti legislativi in vigore e in corso di approvazione, come i regolamenti sulla deforestazione e sui “minerali dei conflitti” e il progetto di regolamento che vieta i prodotti realizzati attraverso il lavoro forzato.

Il 15 giugno è arrivata la Posizione del Parlamento sulla proposta della Commissione: a seguire i negoziati con i Paesi EU sul testo finale della legislazione, Paesi che a loro volta hanno adottato la propria posizione sulla proposta di direttiva nel novembre 2022.

Corporate sustainability due diligence

Per comprendere come cambia la legislazione europea in materia di Due diligence e responsabilità sociale e ambientale, suggeriamo la Relazione del parlamento europeo: “Corporate sustainability due diligence. How to integrate human rights and  environmental concerns in value chains”.

Per approfondire ulteriormente sulla Corporate sustainability due diligence, suggeriamo la pagina dedicata sul sito della Commissione europea che compie anche un’analisi dei benefici attesi dalla nuova regolamentazione.

Decreto 231 – Responsabilità amministrativa degli enti – approfondimenti

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– RSPP, ASPP e Coordinatori sicurezza cantieri (D. Lgs. 81/08)
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Antonio Mazzuca

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