L’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato il Rapporto ISTISAN 25/15, dedicato alla qualità dell’aria negli uffici. Un documento tecnico che vuole aiutare a perfezionare le conoscenze e la valutazione dei livelli di concentrazione in aria indoor dei principali inquinanti chimici e biologici, che possono influire sullo stato di salute dei lavoratori e dei terzi presenti.
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Inquinamento dell’aria in ambienti indoor: definizioni, norme, regolamenti, valutazione del rischio e soluzioni operative.
Data: 29 ottobre 2025, ore 9.00-18.00 – In Videoconferenza
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Uno studio per migliorare la salubrità degli ambienti di lavoro
Pubblicato il 12 settembre 2025, il Rapporto ISTISAN 25/15, intitolato “Qualità dell’aria indoor negli uffici: strategie di monitoraggio degli inquinanti chimici e biologici”, rappresenta un documento di riferimento per la prevenzione primaria di salvaguardia e miglioramento della salute che passa anche dalla qualità dell’aria che si respira negli uffici.
Frutto del lavoro del Gruppo di Studio Nazionale (GdS) Inquinamento Indoor dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), il Rapporto propone un approccio integrato per monitorare e gestire i principali inquinanti presenti negli uffici, che rappresentano tipici ambienti indoor.
Qualità dell’aria indoor: le lacune normative
Il documento, partendo dal contesto normativo, rileva come – in Italia – ci sia un significativo ritardo legislativo sulla qualità dell’aria indoor che deve essere affrontato tempestivamente.
Serve “uno specifico atto… che contenga idonei riferimenti per inquinanti chimici e biologici in linea con quelli elaborati e aggiornati con lo stato delle conoscenze dalla World Health Organization (WHO), con i protocolli e le procedure operative di rilevamento e controllo previste e pubblicate nei Rapporti ISTISAN del GdS Inquinamento Indoor dell’ISS”.
Secondo quanto indicato, infatti, la normativa sulla salute e sicurezza sul lavoro, rappresentata dal D.lgs. 81/08, avrebbe creato confusione e ambiguità interpretative, disorientando i tecnici e le figure chiave della sicurezza (come RSPP, RLS, Dirigenti, Medici Competenti) nella stesura di programmi operativi e valutazioni.
Si rende dunque urgente una revisione e un aggiornamento del D.Lgs. 81/2008. Attualmente, la norma è carente e non esaustiva, mancando di definizioni chiare, concentrazioni di riferimento per i principali inquinanti e metodiche di prelievo e analisi per la verifica della qualità dell’aria indoor. Tali aggiornamenti dovrebbero essere coerenti con i valori guida health based già stabiliti dalla WHO.
Inquinanti chimici e biologici presenti negli uffici
Il Rapporto ISTISAN 25/15 individua le principali categorie di inquinanti presenti in questa tipologia di ambienti di lavoro, tra cui, in particolare:
- inquinanti chimici: VVOC e COV (composti organici volatili), come la formaldeide; particolato sospeso (PM10 e PM2,5) e composti organici semivolatili (SVOC), come le diossine.
- inquinanti biologici: tra cui muffe, batteri, virus e allergeni.
Il documento ricorda inoltre che negli uffici, nel caso di inquinanti chimici non è possibile utilizzare gli standard di derivazione occupazionale-industriale, come ad esempio i Valori Limite di Esposizione Professionale (VLEP) dell’Allegato XXXVIII e XVIII del D.Lgs. 81/2008 o i valori limite di soglia prolungati nel tempo o di breve periodo TLV-TWA®, OEL-TWA o TLV®-STEL, OEL-STEL, TLV-C® (Ceiling), ecc.
Vengono quindi illustrate metodologie di campionamento e analisi, con indicazioni sulle frequenze di monitoraggio e sulla valutazione del rischio sanitario.
Ventilazione, impianti e comportamenti: le chiavi della prevenzione
Si stima che nel corso della nostra vita lavorativa trascorriamo oltre 65000 ore negli ambienti di lavoro.
È fondamentale dunque adottare un nuovo approccio culturale che miri al miglioramento costante e continuo della qualità dell’aria indoor negli uffici. Tale necessità emerge anche dall’esigenza di rispondere a questioni attuali legate alla prevenzione primaria della salute, al controllo degli inquinanti, delle infezioni, o degli agenti patogeni (possibile causa di epidemie o pandemie), nonché in linea con le richieste europee di miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici (cfr. direttiva EPBD).
Il documento ricorda infine che la qualità dell’aria indoor non dipende solo dagli impianti, ma anche da comportamenti corretti e da una cultura della prevenzione condivisa.
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