RDD_Radiological Dispersal Devices

Cosa sono le RDD: Radiological Dispersal Devices

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Le Radiological Dispersal Devices (RDD), o ordigni a dispersione radiologica, sono strumenti concepiti per diffondere sostanze radioattive nell’ambiente tramite esplosioni.
Le RDD sono classificate come armi di disturbo di massa per il loro potenziale destabilizzante a livello sociale. In questo articolo esaminiamo i danni principali causati da questi ordigni e le conseguenze sulla popolazione.

RDD, Radiological Dispersal Devices: cosa sono

L’acronimo anglosassone RDD (Radiological Dispersal Devices) fa riferimento ad ordigni che possono essere utilizzati per disperdere nell’ambiente sostanze radioattive.
Il tipo di radio nuclidi che viene utilizzato in questi ordigni è critico, perché esso influenza le modalità di dispersione, a causa delle diverse caratteristiche fisiche e chimiche della sorgente che contiene lo specifico radio nuclide. Inoltre, la natura del radio nuclide influenza anche le misure di pronto intervento, che bisogna attuare in caso di esplosione.

Ordigni RDD: conseguenze dell’esplosione

L’esplosione di un ordigno RDD può portare a:

  • danni fisici,
  • vari livelli di contaminazione radioattiva,
  •  traumi psicologici alla popolazione.

La gravità dei danni fisici dipende dalla natura degli esplosivi usati. L’estensione della contaminazione dipende dal livello al quale la sorgente radioattiva viene effettivamente dispersa.

RDD, Radiological Dispersal Devices: caratteristiche

La dispersione dipende dalle caratteristiche fisiche e dalla forma fisica e chimica del materiale radioattivo, dal tipo di esplosivo utilizzato e dalle condizioni atmosferiche:

  • particelle più piccole vengono disperse più rapidamente, ma sono più difficili da realizzare,
  • una maggiore quantità di esplosivo evidentemente disperderà materiale radioattivo su una superficie maggiore,
  • la presenza di venti contribuisce a distribuire materiale in particolari direzioni ed a distanze variabili. Per contro, la presenza di pioggia e neve riduce rapidamente la presenza di materiale radioattivo nell’aria, ma potrebbe concentrarlo nei pozzi d’acqua.

RDD, Radiological Dispersal Devices: impatto psicologico e ambientale

A differenza di quanto correntemente si creda, in termini di contaminazione radioattiva, le conseguenze dell’esplosione di un ordigno di questo tipo non dovrebbero coinvolgere una superficie molto elevata, non superiore certamente a qualche isolato cittadino.
I morti derivati da questa esplosione dipendono per lo più dall’onda di sovrappressione creata dall’esplosivo, e quindi i morti sono in genere da individuare tra coloro che vengono direttamente colpiti dall’onda d’urto.
Anche se è vero che una persona che si trovi nelle immediate vicinanze dell’esplosione sarebbe colpita da una quantità di radiazioni molto elevata, l’effetto dominante nel causare la morte è certamente la sovrappressione, rispetto all’eccessiva dose di radiazioni.

Un’arma di tipo psicologico


Alcune simulazioni, che sono state condotte su scenari realistici, confermano come il numero di persone affette da radiazioni in dosi letali, almeno nel medio periodo, non è più elevato del numero di persone che potrebbero morire per tumore, se fumassero cinque pacchetti di sigarette al giorno.
Pertanto, almeno dal punto di vista di salute pubblica, un’arma di questo tipo rappresenta più un’arma di tipo psicologico, piuttosto che un’arma fisica.

RDD: armi di disturbo di massa

Per questa ragione si preferisce classificare questi ordigni non nella categoria delle armi di distruzione di massa, ma nella categoria delle armi di disturbo di massa. Ciò significa che il danno causato dal panico nella popolazione e dall’impatto psicologico sono assai più significativi, rispetto agli impatti fisici diretti di questa esplosione. Ecco perché lo studio degli effetti psico-sociali di un attacco terroristico, basato sulla dispersione nell’ambiente di radio nuclidi, è estremamente importante dal punto di vista della salute pubblica, indipendentemente dal numero di morti e di soggetti contaminati, che potrebbero essere coinvolti.

Importanza di un piano di emergenza


In questo caso, il rischio che si deve fronteggiare non è tanto legato al contenimento dell’onda d’urto, che è caratteristica conseguenza di un’esplosione, quanto al fatto che l’esplosione, se pure di modesta entità, e quindi in grado di creare una modesta sovrappressione, è in grado di diffondere nell’ambiente delle particelle pericolose.
A questo punto, il problema non sta quindi nell’allestimento di difese fisiche, ma nella messa a punto di un piano di emergenza, che possa essere attivato con estrema rapidità, per la bonifica delle zone colpite.

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