Clima e Accordo Parigi: la RoadMap per i Paesi in via di Sviluppo

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Sulla Gazzetta Ufficiale del 19 ottobre è stata pubblicata la Decisione del Consiglio UE sulla conclusione, a nome dell’Unione europea, dell’Accordo di Parigi adottato nell’ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.
L’Accordo era stato pubblicato sulla Gazzetta del 22 aprile scorso, come Decisione n. 2016/590 dell’11 aprile scorso.
L’accordo di Parigi entrerà in vigore il trentesimo giorno successivo alla data in cui almeno 55 parti dell’UNFCCC, che rappresentino un totale stimato di almeno il 55 % delle emissioni totali di gas a effetto serra, avranno depositato i loro strumenti di ratifica, accettazione, approvazione o adesione.

Gli obiettivi dell’Accordo
L’accordo di Parigi stabilisce, tra l’altro, un obiettivo a lungo termine in linea con l’obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura globale ben al di sotto di 2 °C rispetto ai livelli preindustriali e di proseguire gli sforzi per mantenerlo a 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali. A tal fine, le parti prepareranno, comunicheranno e manterranno i contributi successivi stabiliti a livello nazionale.
A partire dal 2023, nel quadro dell’accordo di Parigi, le parti faranno il punto della situazione a livello mondiale ogni cinque anni sulla base delle più recenti conoscenze scientifiche e del grado di attuazione raggiunto fino a quel momento; ciò consentirà di monitorare i progressi e valutare le riduzioni delle emissioni, l’adattamento e il sostegno fornito, fermo restando che ciascun contributo successivo di una parte stabilito a livello nazionale deve rappresentare una progressione rispetto al suo precedente contributo e tradurre la sua più alta ambizione possibile.
Un obiettivo vincolante di riduzione interna in tutti i settori economici di almeno il 40 % delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2030, rispetto al 1990, è stato sancito nelle conclusioni del Consiglio europeo del 23 e 24 ottobre 2014 sul quadro 2030 per le politiche dell’energia e del clima. Il l 6 marzo 2015 il Consiglio ha adottato il suddetto obiettivo quale contributo previsto determinato a livello nazionale dell’Unione e dei suoi Stati membri, che come tale è stato comunicato al segretariato dell’UNFCCC.

La RoadMap verso i 100 miliardi di dollari al 2020

Contestualmente all’approvazione definitiva dell’Accordo di Parigi, è stata lanciata una Roadmap per raggiungere il risultato dell’ottenimento di 100 miliardi di dollari al 2020, come richiesto ai paesi sviluppati per “fornire le risorse finanziarie per assistere” i paesi in via di sviluppo nei loro sforzi di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici.

La Roadmap stabilisce un’ampia serie di azioni che i paesi sviluppati si impegnano ad attuare nei prossimi anni:

– rispettare gli impegni assunti e incrementare in modo significativo il contributo finanziario destinato all’adattamento ai cambiamenti climatici sulla base delle priorità espresse dai paesi in via di sviluppo;
– assistere i paesi in via di sviluppo nel mettere a punto e attuare piani ambiziosi di adattamento e mitigazione, che sono fondamentali per attrarre investimenti;
– lavorare per superare gli ostacoli nell’accesso alla finanza per il clima e rafforzare la capacity building e le politiche ambientali dei paesi in via di sviluppo;
– utilizzare la finanza pubblica per mobilitare efficacemente quella privata, il cui ruolo è decisivo, non tanto per raggiungere l’obiettivo dei 100 miliardi, ma per raggiungere gli obiettivi stabiliti dall’Accordo di Parigi;
– collaborare con il Green Climate Fund e la Global Environment Facility per massimizzare l’uso delle risorse finanziarie;
– mettere sempre al centro del decision making la sfida dei cambiamenti climatici, in modo da coordinarsi con le azioni promosse per conseguire i 17 Obiettivi globali dello sviluppo sostenibile;
– migliorare la tracciabilità della finanza per il clima.

Un gruppo di 38 paesi (tra cui l’Italia) più la Commissione Europea, ha chiesto all’Ocse di analizzare il trend degli impegni finanziari degli ultimi anni e quelli aggiuntivi annunciati a Parigi, per ipotizzare il livello prevedibile al il 2020.

Secondo lo studio dell’Ocse, riportato anche sul sito del Ministero dell’Ambiente, osservando che dal biennio 2013-2014 al 2015 si è verificato un incremento di 26 miliardi di dollari raggiungendo un totale di 67 miliardi di dollari, si può ipotizzare che, considerando la molteplicità di soggetti e le azioni bilaterali e multilaterali, nel 2020 sarà possibile raggiungere l’obiettivo dei 100 miliardi di dollari.

Riferimenti normativi:
DECISIONE (UE) 2016/1841 DEL CONSIGLIO

del 5 ottobre 2016

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Redazione InSic

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