Laboratori tessili cinesi: le proposte di INAIL

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L’Istituto, per bocca del presidente Lucibello, intende promuovere nuove azioni di intelligence e maggior condivisione di informazioni sulle ispezioni in questi contesti lavorativi ad alto tasso di irregolarità (96% di media nel triennio 2011-2013)



Durante un intervento a Radio Anch’iosu Radio 1 Rai che proponiamo in allegato, il presidente INAIL Lucibello, riguardo all’incidente avvenuto nella fabbrica tessile cinese di Prato dove hanno perso la vita sette operai, ha rilanciato la necessità di continuare, e incrementare, le attività di accertamento interforze.
Infatti, secondo Lucibello, l’Inail, cinque anni fa, aveva 500 ispettori in forze, mentre oggi ne ha attivi 352: necessario quindi promuovere nuove metodologie d’intervento e a ricorrere ancor più ad azioni di intelligence e di coordinamento e alla condivisione di informazioni e banche dati.
Sul sito dell’INAIL sono stati poi riportati i dati del contesto economico e sociale di riferimento a Prato, dove operano circa 6mila imprese attive, 3.500 delle quali con titolare di nazionalità cinese – su un giro d’affari di due miliardi di euro l’anno uno è in nero. I lavoratori provenienti dalla Cina sono almeno 30mila lavoratori, ma solo 12mila di loro hanno un contratto regolare.
Il Presidente ha anche ricordato che nel corso degli ultimi anni l’Inail ha svolto una specifica attività ispettiva nei confronti di imprese cinesi operanti nel territorio, con ispezioni su 106 aziende: in 102 di queste sono state riscontrate irregolarità (96,23%) e stati rilevati 508 lavoratori non in regola (di cui 381 in nero).
Nonostante la tragedia di Prato, Lucibello sottolinea un timido cambiamento di rotta del settore, che sembra più propenso a denunciare le irregolarità: sui circa 268mila lavoratori cinesi registrati dall’Inail, gli incidenti denunciati sono stati 387, a fronte dei 371 del primo semestre dell’anno precedente.

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Redazione InSic

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