Reti idranti: in vigore la nuova UNI 10779

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In vigore dal 25 marzo ’21 la versione aggiornata della UNI 10779 specifica i requisiti costruttivi e prestazionali minimi da soddisfare nella:

  • progettazione,
  • installazione
  • esercizio delle reti di idranti destinate all’alimentazione di apparecchi di erogazione antincendio.
    Tali requisiti, in assenza di specifiche disposizioni legislative, sono fissati in relazione alle caratteristiche dell’attività da proteggere.

A cosa si applica la UNI 10779

Si applica agli impianti da installare o da modificare, a seguito della valutazione del rischio di incendio, nelle attività sia civili sia industriali. La norma non si applica nei casi in cui sia consentita la derivazione degli apparecchi di erogazione (naspi) dalla rete idrico-sanitaria a servizio dell’attività, senza separazione, dopo l’alimentazione, delle rispettive reti idriche.

La norma UNI 10779: reti idranti antincendio

A livello nazionale si è riusciti a dotarsi di una norma tecnica per la realizzazione delle reti idranti soltanto nel 1998. Dopo un lavoro normativo che è stato molto complesso soprattutto dal punto di vista della ricerca del consenso fra le parti.

La norma tecnica applicabile alle reti idranti è la UNI 10779. La norma è stata emessa appunto nel 1998 ed è stata già revisionata più volte giungendo all’attuale versione che porta la data del 2021.

Si tratta di una norma tecnica a carattere esclusivamente nazionale. Infatti a livello comunitario non si è mai posta l’esigenza di armonizzare le diverse normative applicabili a questo tipo di impianti.

La struttura della Norma

La norma tecnica per le reti idranti segue la struttura tipica delle norme di sistema. Comprende alcune parti tipiche, comuni anche alle altre norme simili:

  • una introduzione, comprendente le limitazioni d’utilizzo, le definizioni e lo scopo della norma;
  • una parte relativa alla progettazione degli impianti;
  • una parte relativa alle modalità di installazione ed ai componenti da usare;
  • una parte finale relativa al collaudo, alla gestione ed alla manutenzione.

Le parti di cui sopra sono tutte considerate propriamente “normative” inclusa l’appendice che contiene le specifiche di dimensionamento degli impianti.

Decreto Impianti e Codice di Prevenzione Incendi

La pubblicazione del Decreto Impianti prima, e del Codice di Prevenzione Incendi successivamente, hanno infatti definitivamente riconosciuto la prevalenza della normazione tecnica sulla regolamentazione cogente in materia di dimensionamento degli impianti in generale e delle reti di idranti in particolare.

Il Decreto Impianti aveva in pratica completato il quadro normativo di riferimento per la progettazione delle reti di idranti nelle attività soggette al controllo di prevenzione incendi. Questo indicando i soli parametri di progetto che la norma tecnica non specificava, quali:

  • la necessità di installazione della protezione esterna
  • il livello di affidabilità dell’alimentazione richiesta.

Norma UNI 10779: protezione interna ed esterna agli edifici

La norma UNI 10779 ha, infatti, introdotto il criterio della distinzione fra protezione interna agli edifici e protezione esterna. E proprio nella definizione di protezione interna ed esterna, data dalla norma nell’appendice progettuale, sta il principale aspetto innovativo della norma stessa. Essa tende appunto a considerare la rete idranti come un vero e proprio sistema fisso di protezione contro l’incendio, avente una sua organica costituzione.

A partire dalla realtà pratica di evoluzione di un possibile incendio, si riconosce infatti che esistono due momenti distinti nello sviluppo dell’incendio stesso. Questi devono riflettersi, in modo conseguente, nei sistemi predisposti per affrontarlo.

Protezione interna

Nelle prime fasi di sviluppo di un incendio è possibile affrontarlo, fumo permettendo, direttamente dall’interno dell’edificio in cui l’evento ha avuto origine. Quindi si dovrà predisporre un mezzo avente caratteristiche di utilizzo “facili”, con dimensioni e portate non eccessive e con prontezza d’uso la più immediata possibile.

La protezione interna sarà quindi costituita da:

  • idranti a muro Dn45 o
  • naspi Dn25, a seconda delle caratteristiche dell’area e/o delle pressioni disponibili, installati all’interno degli edifici:
  • in modo ben distribuito per tutte le aree dell’attività,
  • in posizione tale da consentire all’operatore di raggiungere sempre l’uscita di emergenza senza dover interrompere l’erogazione (condizione questa essenziale per garantire la sicurezza degli operatori),
  • ubicati in modo da evitare che si debbano tenere aperte porte tagliafuoco e/o porte di filtri a fumo per la loro utilizzazione.

Posizionamento idranti

Tale ipotesi operativa è stata posta alla base dei criteri di posizionamento degli idranti interni che sono riportati nella norma UNI 10779. Questi stabiliscono nella gran parte dei casi possibili, la posizione in cui deve essere installato l’idrante interno relativamente ai confini del compartimento.

Idranti Dn45 e Naspi Dn25

Relativamente alla scelta fra idranti Dn45 e Naspi Dn25, vale la pena di osservare che la norma UNI 10779 citata non pone alcuna limitazione all’uso dell’uno o dell’altro nella protezione interna. Vengono considerati infatti del tutto equivalenti in termini di utilizzo, salvo specificarne prestazioni differenziate.

Numero idranti e naspi

Il numero di idranti/naspi da considerare operativi simultaneamente, all’interno degli edifici, è anch’esso legato all’ipotesi di intervento di cui sopra. Trattandosi infatti di affrontare un principio d’incendio il numero di idranti contemporaneamente operativi è stato limitato, per la gran parte dei casi, fra 2 e 4 bocche, anche in osservanza a quanto indicato dalle norme UNI/EN 671-1-2. Tale numero è stato considerato sufficiente per operare nelle prime fasi dell’incendio stesso, all’interno dell’edificio.

Protezione esterna

Nel caso in cui l’incendio sfugga al controllo delle squadre di primo intervento, e quindi si generino condizioni tali da costringere le squadre stesse ad abbandonare il fabbricato, la protezione esterna diventa essenziale per continuare l’intervento in modo efficace, ottenendo almeno l’obiettivo primario di evitare la propagazione incontrollata dell’incendio.

Portate delle lance e pressione residua

La protezione esterna è stata definita dalla norma quanto a portate delle lance e pressione residua minima da garantire alla base dell’idrante. Le portate fissate (300 lpm per ogni bocca Dn 70mm) e la pressione residua alla base dell’idrante (3-4 bar) sono state considerate quelle tipiche di un intervento dall’esterno di un edificio in fiamme che abbia un minimo di efficacia.

Rete di idranti esterni

La protezione esterna, con precisi requisiti di portata e pressione, è un concetto abbastanza nuovo nella tradizione nazionale delle reti idranti, cui si è per molto tempo richiesta l’unica prestazione di “esistere” senza fissarne particolari requisiti. Sulla base della nuova normativa la rete di idranti esterni viene correttamente definita, nei suoi parametri progettuali principali, ferma restando la responsabilità esclusiva del progettista di decidere se tale rete è necessaria, nella definizione della strategia antincendio ipotizzata, oppure può essere omessa.

Caratteristiche protezione esterna

Dal punto di vista delle caratteristiche che la protezione esterna deve avere, si può considerare la richiesta inserita nella nuova norma alquanto gravosa. Tuttavia è un dato di fatto che le portate indicate per i rischi di:

  • livello 2 (1.200 lpm)
  • livello 3 (1.800 lpm)

sono quelle universalmente riconosciute valide per un efficace intervento.

Anche nei casi in cui si possa ipotizzare un intervento rapido da parte dei Vigili del Fuoco professionali, le portate di cui sopra rimangono necessarie, stante la ridottissima quantità d’acqua che viene normalmente portata dalle autocisterne.

Le uniche aree nelle quali sarà discutibile il ricorso alla realizzazione di una rete esterna, con le caratteristiche di cui sopra, saranno quelle tipicamente cittadine, nelle quali è raramente possibile trovare lo spazio fisico per la realizzazione della rete stessa (si pensi ad un teatro o ad un grande magazzino inseriti nel tessuto urbano) ed esiste, per altro, in gran parte dei casi, la rete idrica cittadina dotata di idranti.

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