draghi e ursula von der layen alla presentazione della Relazione sul Futuro dell'Europa 2024

La Relazione di Draghi sul futuro dell’Europa: le sfide e le strategie per la competitività europea

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Nella giornata di ieri, Mario Draghi ha presentato la Relazione “The future of European competitiveness” (sul “Futuro della Competitività europea”) commissionata dalla Presidente Ursula Von Der Layen con l’obiettivo di orientare un nuovo piano per la prosperità e la competitività sostenibili dell’Europa.
La Relazione sosterrà lo sviluppo del nuovo Clean Industrial Deal per industrie competitive e per posti di lavoro di qualità, che sarà presentato nei primi 100 giorni del nuovo mandato della Commissione.

  • All’interno della Relazione mettiamo in luce le sfide indicate da Draghi come prioritarie per l’Europa, le strategie proposte per risolverle e gli ostacoli che ancora si frappongono allo sviluppo di una efficace strategia industriale europea.

Le sfide alla competitività dell’Europa

Nella Relazione, Draghi spiega preliminarmente che, sebbene l’UE abbia solide fondamenta, tra cui un ampio mercato unico e alti livelli di inclusione sociale, la sua crescita economica sta rallentando rispetto ai competitor internazionali.

Draghi identifica delle sfide emerse a seguito del cambio di “paradigma” globale legato alle crisi economiche, le tensioni geopolitiche e i cambiamenti sulla scena del commercio internazionale.

  • Innovazione: l’Europa ha perso in gran parte la rivoluzione digitale guidata da Internet e i guadagni di produttività che ha portato: in effetti, il divario di produttività tra l’UE e gli Stati Uniti è in gran parte spiegato dal settore tecnologico. L’UE è debole nelle tecnologie emergenti che guideranno la crescita futura. Solo quattro delle 50 principali aziende tecnologiche del mondo sono europee.
  • Dipendenze esterne: l’UE dipende fortemente dalle importazioni per materie prime critiche e tecnologie;
  • Costi energetici: Le aziende dell’UE affrontano prezzi energetici molto più alti rispetto ai concorrenti statunitensi, danneggiando la competitività;
  • Obiettivi climatici ambiziosi: Gli obiettivi di decarbonizzazione dell’UE sono più aggressivi rispetto ai concorrenti, creando costi a breve termine per l’industria;
  • Esigenze di difesa/sicurezza: legata all’instabilità geopolitica.

Le aree di intervento per salvare l’Europa

Nella Relazione Draghi individua tre aree di intervento su cui riflettere:

  1. Colmare il divario di innovazione con gli Stati Uniti e la Cina investendo nelle tecnologie;
  2. Un Piano congiunto per la decarbonizzazione e la competitività;
  3. L’aumento della sicurezza e la riduzione delle dipendenze.

Vediamo le soluzioni offerte da Draghi.

Comare il divario sull’innovazione in Europa

  • il problema sta nel tradurre l’innovazione in commercializzazione; le aziende innovative che vogliono crescere in Europa sono ostacolate in ogni fase da normative incoerenti e restrittive e molti imprenditori europei preferiscono cercare finanziamenti da venture capitalist statunitensi e scalare nel mercato americano;
  • La soluzione di Draghi è sbloccare il nostro potenziale innovativo ed integrare l’AI nelle nostre industrie esistenti, in modo che possano rimanere all’avanguardia, fornendo agli europei le competenze necessarie per trarre vantaggio dalle nuove tecnologie.

Decarbonizzazione e competitività: un piano coordinato

  • Il problema è nell’ambiziosità degli obiettivi climatici, nella scarsezza di risorse naturali in Europa e nelle regole del mercato energetico che impediscono alle industrie e alle famiglie di cogliere tutti i benefici dell’energia pulita nelle loro bollette.
    Draghi ricorda che i prezzi dell’elettricità in Europa sono 2-3 volte quelli degli Stati Uniti ed i prezzi del gas naturale pagati sono 4-5 volte superiori.
  • La soluzione indicata da Draghi è un piano congiunto per la decarbonizzazione e la competitività e soprattutto coordinato onde evitare che la decarbonizzazione sia contraria alla competitività e alla crescita ed un piano per trasferire i benefici della decarbonizzazione agli utenti finali. Un piano che , spiega Draghi, abbracci le industrie che producono energia e quelle che consentono la decarbonizzazione, come la tecnologia pulita e l’industria automobilistica.

Aumento della sicurezza e riduzione delle dipendenze

  • Il problema è legato all’aumento dei rischi geopolitici che frenano gli investimenti, ma anche una minaccia per la crescita e la libertà. L’Europa è particolarmente esposta. Draghi sottolinea la dipendenza dalle Cina per materie prime critiche, essenziali per la transizione energetica pulita.
  • Ulteriore problema è la dipendenza dalle importazioni di tecnologia digitale (il 75-90% della capacità globale di fabbricazione di wafer si trova in Asia);
  • La soluzione indicata da Draghi è la creazione di una vera e propria “politica economica estera” dell’UE per mantenere la nostra libertà – il cosiddetto statecraft: si tratta di coordinare gli accordi commerciali preferenziali e gli investimenti diretti con le nazioni ricche di risorse, creare scorte in aree critiche selezionate e creare partnership industriali per garantire la catena di approvvigionamento di tecnologie chiave. Solo insieme possiamo creare la leva di mercato necessaria per fare tutto questo;
  • Quando al problema bellico, Draghi sostiene che occorre contrastare le minacce alla sicurezza fisica degli europei: sebbene siamo al secondo posto al mondo per spesa militare, manca una capacità industriale di difesa, troppo frammentata, che ostacola la produzione su larga scala.

Gli ostacoli da superare per migliorare la competitività secondo Draghi

Nella Relazione, Draghi individua gli ostacoli che attualmente impediscono il raggiungimento di una migliore competitività dell’Europa e spiega che l’obiettivo del Documento è quello di definire una nuova strategia industriale per l’Europa per superare queste barriere.

  • Mancanza di concentrazione: l’UE individua obiettivi comuni, ma non li sostiene dando seguito ad azioni politiche congiunte. Ad esempio, affermiamo di favorire l’innovazione, ma continuiamo ad aggiungere oneri normativi alle aziende europee, che sono particolarmente costosi per le PMI e controproducenti per quelle nei settori digitali.
  • Mercato unico frammentato: spinge le aziende ad alta crescita all’estero, riducendo a sua volta il bacino di progetti da finanziare, ostacolando lo sviluppo dei mercati dei capitali europei. E senza progetti ad alta crescita in cui investire e mercati dei capitali per finanziarli, gli europei perdono opportunità di arricchirsi.
  • Spreco di risorse comuni. Abbiamo un grande potere di spesa collettivo, ma lo diluiamo su molteplici strumenti nazionali e dell’UE. Ad esempio, non stiamo ancora unendo le forze nell’industria della difesa per aiutare le nostre aziende a integrarsi e raggiungere dimensioni. Inoltre, non favoriamo le aziende di difesa europee competitive. Non collaboriamo abbastanza all’innovazione, anche se gli investimenti pubblici in tecnologie rivoluzionarie richiedono grandi bacini di capitale e le ricadute per tutti sono sostanziali. Il settore pubblico nell’UE spende circa quanto gli Stati Uniti in R&I in percentuale del PIL, ma solo un decimo di questa spesa avviene a livello UE.
  • L’UE non coordina dove serve: a differenza di USA e Cina per le strategie industriali non combiniamo più politiche come quelle fiscali per incoraggiare la produzione interna, le politiche commerciali per penalizzare i comportamenti anticoncorrenziali e le politiche economiche estere per proteggere le catene di approvvigionamento. Ciò a causa del processo decisionale lento e disaggregato che procede questione per questione con più attori con diritto di veto lungo il percorso e con proposte prioritarie per il breve e il medio termine.

La produttività per salvare l’UE: le conclusioni chiave

Draghi trae due conclusioni chiave per l’UE:

  • In primo luogo, mentre l’Europa deve progredire con la sua Unione dei mercati dei capitali, il settore privato non sarà in grado di sostenere la quota del leone nel finanziamento degli investimenti senza il sostegno del settore pubblico.
  • In secondo luogo, più l’UE è disposta a riformarsi per generare un aumento della produttività, più spazio fiscale aumenterà e più facile sarà per il settore pubblico fornire questo sostegno.

Questa connessione secondo Draghi, spiega perchè aumentare la produttività è fondamentale. Come farlo?

Produttività, Competitività e Crescita in Europa: necessario un aumento di PIL di 5 punti

Nella Relazione sul futuro dell’Europa, Draghi sottolinea che nel futuro, la crescita europea non sarà sostenuta dall’aumento della popolazione. Entro il 2040, si prevede che la forza lavoro si ridurrà di quasi 2 milioni di lavoratori ogni anno.

Necessario, quindi fare più affidamento sulla produttività per guidare la crescita: se l’UE dovesse mantenere il suo tasso medio di crescita della produttività dal 2015, sarebbe solo sufficiente a mantenere il PIL costante fino al 2050, in un momento in cui l’UE sta affrontando una serie di nuove esigenze di investimento che dovranno essere finanziate attraverso una crescita più elevata.

Per digitalizzare e decarbonizzare l’economia e aumentare la nostra capacità di difesa, la quota di investimenti in Europa, secondo Draghi, dovrà aumentare di circa 5 punti percentuali del PIL, raggiungendo livelli visti l’ultima volta negli anni ’60 e ’70. L’UE non può diventare, contemporaneamente, un leader nelle nuove tecnologie, un faro di responsabilità climatica e un attore indipendente sulla scena mondiale.

L’unico modo per affrontare questa sfida è crescere e diventare più produttivi, preservando i nostri valori di equità e inclusione sociale. E l’unico modo per diventare più produttivi è che l’Europa cambi radicalmente, conclude Draghi.

Coordinamento editoriale Portale InSic.it -redattore giuridico

Laurea in Giurisprudenza in Diritto europeo (LUISS Guido Carli 2006) e Master in “Gestione integrata di salute e sicurezza nell’evoluzione del mondo del lavoro” INAIL-Sapienza (I° Ed. 2018-19).
Formatore certificato in salute e sicurezza sul lavoro dal 2017 per Istituto Informa e RLS per EPC Editore.
Esperto in sicurezza sul lavoro e amministratore del Gruppo Linkedin Ambiente&Sicurezza sul Lavoro.

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Antonio Mazzuca

Coordinamento editoriale Portale InSic.it -redattore giuridico Laurea in Giurisprudenza in Diritto europeo (LUISS Guido Carli 2006) e Master in "Gestione integrata di salute e sicurezza nell'evoluzione del mondo del lavoro" INAIL-Sapienza (I° Ed. 2018-19). Formatore certificato in salute e sicurezza sul lavoro dal 2017 per Istituto Informa e RLS per EPC Editore. Esperto in sicurezza sul lavoro e amministratore del Gruppo Linkedin Ambiente&Sicurezza sul Lavoro. Content editor e Social media per InSic.it su Linkedin e X (ex Twitter). Contatti: Linkedin Mail: a.mazzuca@insic.it