Smart working: la sperimentazione aziendale con il metodo CORE

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I nuovi modelli organizzativi, insieme allo sviluppo delle Information and Communication Technologies (ICTs), che promuove l’ubiquità delle strutture organizzative distribuite sul territorio globale (Lee, et al., 2007), rendendo quindi possibile l’abolizione di barriere sia spaziali che temporali (Cummings, et al., 2009), indicano come la natura del lavoro stia cambiando e come le aziende ricerchino soluzioni sempre più flessibili.

Su queste esigenze è stato introdotto e progressivamente applicato in alcune realtà aziendali, anche italiane, lo Smart Working: un approccio innovativo all’organizzazione del lavoro che si caratterizza per la gestione dei risultati, una cultura basata sulla fiducia, alti livelli di autonomia, flessibilità degli orari e del posto di lavoro, nuovi layout e strumenti tecnologici ed apertura al cambiamento continuo.
Tuttavia, l’istituto dello Smart Working non è ancora normato nell’ordinamento italiano, non trovando alcuna disciplina, né a livello legislativo, né nell’ambito della contrattazione collettiva.
Di conseguenza la regolamentazione aziendale è attualmente lo strumento principale di integrazione della normativa – quest’ultima spesso generale e astratta – adattandola alle necessità reali del contesto organizzativo.

Ad oggi non esiste una norma specifica ma la Legge di stabilità 2016 all’Articolo 1, comma 204, istituisce, nello stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, un Fondo per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e l’articolazione flessibile, con riferimento ai tempi e ai luoghi del lavoro subordinato a tempo determinato, con una dotazione di 10 milioni di euro per il 2016 e di 50 milioni di euro annui a decorrere dal 2017.

La sperimentazione dello Smart Working in un gruppo di aziende private italiane offre l’opportunità di presentare un nuovo metodo per l’implementazione di questa policy organizzativa.
Nell’articolo pubblicato sulla rivista Ambiente&Sicurezza sul Lavoro, a cura di Christian Nardella (Inail, Settore Ricerca, Certificazione e Verifica), Stefania Cazzarolli, Arianna Visentini (entrambe di Variazioni srl) viene presentato il metodo CORE (Visentini, 2015), sperimentato e applicato in diverse realtà aziendali, consente di possedere una mappa completa delle aree e categorie di riferimento per orientarsi nel percorso di miglioramento organizzativo, rendendo possibile effettuare un’analisi della maturità organizzativa in senso Smart per poi pianificare le azioni necessarie.

L’articolo, tratto dalla rivista Ambiente&Sicurezza sul Lavoro è scaricabile in formato pdf integrale al seguente Link.

Redazione InSic

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