Vaccinazione anti Covid-19: quali effetti nei contesti lavorativi?

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La pandemia da Coronavirus con la sua manifestazione denominata Covid-19 si è manifestata nel mondo, da ormai circa un anno, al di là del suo reale tempo di avvento.

La vaccinazione anti-COVID-19, per quanto dato di sapere ad oggi, potrà essere la soluzione alla pandemia (salvo individuazione di farmaci efficaci, testati e poi autorizzati all’uso specifico), ma sicuramente non in tempi brevi, certo non nel solo 2021.

Vaccinazione anti-Covid-19 in ambito lavorativo: una misura di prevenzione?

Analizzando in prospettiva la vaccinazione anti-COVID-19 in ambito di lavoro quale possibile misura definitiva di prevenzione per la salute dei lavoratori al rischio COVID-19, si deve evidenziare come l’infezione sia da considerare un rischio per la salute dei lavoratori ed in particolare per i lavoratori fragili, nella evidenza normativa (D.Lgs. 81/08 Tit.10) ed in quanto equiparata dall’ INAIL ad “Infortunio sul lavoro”.
Si può quindi sostenere che la vaccinazione anti-COVID-19 potrà essere considerata una misura di prevenzione per la salute dei lavoratori in capo al Datore di Lavoro, per il tramite del Medico Competente e con informazione e collaborazione, come per ogni argomento di prevenzione e protezione, di RSPP e RLS; potrà essere eseguita in ambiente di lavoro, qualora la stessa non sia stata effettuata, documentata, dai lavoratori stessi in ambito di popolazione; non può ancora essere prevedibile se a spesa dell’azienda o sempre gratuita tramite fornitura del SSN.

Vaccinazione anti-Covid-19: inserimento nel DVR e nel Piano di miglioramento

Al momento in ambito di popolazione non è prevista una vaccinazione anti-Covid-19 obbligatoria, non esistendo norma specifica di previsione.
Potrebbe però essere prevista invece in ambito “Luoghi di lavoro”, in superamento dei Protocolli di sicurezza Covid e/o di accordi sindacali ed inserita nei Documento di valutazione dei Rischi – DVR.
E’ assai probabile che la questione vaccinazione nei contesti di lavoro (non sanitari) e che non sia stata effettuata in ambito di comunità, sarà frutto di molte discussioni, mancando proprio una norma di legge e non essendo esplicitamente indicata nei parametri delle valutazioni dei rischi e delle misure di prevenzione/protezione” del D.Lgs. 81/08.

Vaccinazione anti-Covid-19 come misura del Piano di miglioramento

Un piano di vaccinazione anti-COVID-19 in ambiente di lavoro è a tutti gli effetti inseribile nel “Programma di miglioramento” come definito ai sensi del D.Lgs. 81/08 Art. 28 c. 2 lett. c:
“Il documento di cui all’articolo 17, comma 1, lettera a), redatto a conclusione della valutazione…e contenere…c) il programma delle misure ritenute opportune per garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di sicurezza”.

Vaccinazione anti-Covid-19 e obbligatorietà

Si ricorda poi come l’infezione da COVID-19 sia equiparata a “infortunio sul lavoro” con le tutele INAIL del caso (Art. 42 c. 2 del DL CURA ITALIA, D.L. 17/03/2020 n. 18 convertito in Legge 24/04/2020 n. 27).
Se la vaccinazione sarà quindi ritenuta una misura di prevenzione e protezione dalle figure preposte ai sensi del D.Lgs. 81/2008 (in particolare, che siano rimandati al Medico Competente parere e/o decisione), allora il Datore di Lavoro potrà richiedere evidenza dell’avvenuta vaccinazione del lavoratore come cittadino o avrà l’obbligo di adottare tale misura in ambito lavorativo a tutela dell’incolumità dei lavoratori esposti allo specifico rischio biologico.

Notizia a cura di Luigi Dal Cason, Ecotarget srl

Redazione InSic

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