Caporalato: firmato il Protocollo contro lo sfruttamento in agricoltura

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Le Regioni annunciano la firma del ‘Protocollo contro il caporalato e lo sfruttamento lavorativo in agricoltura‘, da parte dei ministri Martina (Agricoltura), Poletti (Lavoro) e Alfano (Interni), dietro via libera della stessa Conferenza delle Regioni.
Un elemento messo in luce dalle Regioni, riguarda poi la possibilità di escludere dai contributi gli imprenditori che abbiano riportato sentenze definitive di condanna in violazione delle norme sulla sicurezza dei lavoratori o utilizzando lavoratori non regolari attraverso modifica del programma di sviluppo rurale 2014-2020

Il Testo del protocollo è stato sottoscritto anche dal Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano (la Puglia ha peraltro il coordinamento della commissione Agricoltura per la Conferenza delle Regioni), e dalle Regioni Basilicata, Calabria, Campania, Piemonte, Puglia e Sicilia, dalle organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil, e dalle associazioni di categoria Coldiretti, Cia, Copagri, Confagricoltura, e Cna, Alleanza delle Cooperative, Caritas, Libera e Croce Rossa Italiana.

Finalità
Il protocollo ha come finalità principale sostenere e rafforzare gli interventi di contrasto al caporalato e allo sfruttamento su tutto il territorio nazionale, in particolare a partire dai territori di Bari, Caserta, Foggia, Lecce, Potenza, Ragusa e Reggio Calabria.
Contro il caporalato e per il miglioramento dell’accoglienza dei lavoratori ”centrale” – si legge nel Protocollo sottoscritto – sarà la regia delle Prefetture che sui territori saranno chiamate a una azione di coordinamento, grazie all’attivazione di Tavoli permanenti, presieduti dai prefetti e finalizzati ad individuare i progetti da realizzare in base alle esigenze delle singole realtà territoriali.
Il Ministero del Lavoro garantirà e faciliterà il confronto tra le parti sociali e istituzionali anche con la promozione di campagne di informazione e sensibilizzazione sulla tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Al Ministero delle politiche agricole spetta invece il coordinamento delle operazioni di controllo del territorio del Corpo forestale dello Stato che rafforzano e affiancano le attività di vigilanza dell’Ispettorato nazionale del lavoro.

Obiettivi:
Le principali azioni previste riguardano:
– Stipula di convenzioni, per l’introduzione del servizio di trasporto gratuito per le lavoratrici e i lavoratori agricoli che copra l’itinerario casa/lavoro;
– Istituzione di presidi medico-sanitari mobili per assicurare interventi di prevenzione e di primo soccorso;
– Destinazione d’utilizzo di beni immobili disponibili o confiscati alla criminalità organizzata per creare centri di servizio e di assistenza socio-sanitari organizzati dalle competenti istituzioni anche in collaborazione con le organizzazioni di terzo settore e con le parti sociali;
– Progetti pilota che prevedano l’impiego temporaneo di immobili demaniali in caso di necessità di gestione delle emergenze connesse all’accoglienza dei lavoratori stagionali;
– Bandi per promuovere l’ospitalità dei lavoratori stagionali in condizioni dignitose e salubri, per contrastare la nascita o il perdurare di ghetti;
– Sperimentazione di sportelli di informazione per l’incontro domanda e offerta di servizi abitativi, anche valorizzando le esperienze promosse dalle parti sociali;
– Organizzazione di servizi di distribuzione gratuita di acqua e viveri di prima necessità per lavoratori stagionali;
– Potenziamento delle attività di tutela ed informazione ai lavoratori;
– Attivazione di servizi di orientamento al lavoro mediante i Centri per l’impiego ed i servizi attivati dalle parti sociali, in prossimità del luogo di stazionamento dei migranti, per consentire un facile accesso ai servizi forniti dallo stesso ente;
– Attivazione di sportelli informativi attraverso unità mobili provviste di operatori quali mediatori linguistico-culturali, psicologi e personale competente;
– Istituzione di corsi di lingua italiana e di formazione lavoro per i periodi successivi all’instaurazione del rapporto di lavoro agricolo.

Violazione delle norme di sicurezza sul lavoro ed esclusione dai contributi
Per sconfiggere il caporalato occorre chiamare in causa anche gli imprenditori che se ne servono e un deterrente può essere non farli accedere a fondi comunitari e pubblici. E’ questo la proposta che il presidente della Toscana Enrico Rossi aveva già fatto ad aprile nel corso di un’audizione in Senato, dove aveva parlato a nome di tutte le Regioni. L’aveva ripetuto anche poche settimana fa, il 10 maggio, dopo che a seguito di un’inchiesta della procura di Prato era stato arrestato un pakistano. Recentemente la giunta ha deciso di passare ai fatti e ha incaricato gli uffici regionali di elaborare una proposta di modifica del programma di sviluppo rurale 2014-2020 in modo da escludere dai contributi gli imprenditori che abbiano riportato sentenze definitive di condanna in violazione delle norme sulla sicurezza dei lavoratori o utilizzando lavoratori non regolari. La modifica dovrà essere discussa con la Commissione europea e dovrà essere consultato anche il Comitato di sorveglianza. Solo dopo aver ricevuto il via libera, potrà essere applicata. La Regione ha deciso però di presentare una proposta ufficiale e coinvolgere nella sua promozione presso l’Unione europea anche il Ministero delle politiche agricole e forestali.

“Il caporalato è un problema e va aggredito con decisione – ha sottolineato Rossi – e la proposta di legge Martina presentata dal governo nazionale è sicuramente un passo in avanti, inasprisce le pene per i ‘caporali’ e prevede la confisca dei loro beni, ma per combattere seriamente il caporalato si devono chiamare in causa gli imprenditori agricoli, o di altri settori, che consapevolmente ne usufruiscono”.

Il comunicato completo è disponibile sulle pagine di Regioni.it

Redazione InSic

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