Work and Cancer: i risultati di uno studio ETUI

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Sul sito di ETUI sono liberamente consultabili gli atti del Convegno “Work and Cancer” organizzato il 14 e 15 novembre 2017 a Bruxelles, che ha parlato di rischio cancerogeno sui luoghi di lavoro e malattie professionali collegate a sostanze e prodotti pericolosi.
Ne riportiamo una sintesi degli aspetti trattati e dello studio condotto per ETUI sui costi economici da patologie tumorali sul mondo del lavoro, mettendo infine in luce la risposta UE ed i passaggi della prossima revisione della direttiva sugli agenti cancerogeni e mutageni.

Lo studio sui costi dei tumori professionali

Uno studio sui costi dei tumori professionali nell’Unione europea, commissionato dall’ETUI alle società di consulenza Risk & Policy Analysts e FoBIG, ha rivelato poi, che i più alti livelli di esposizione agli agenti cancerogeni riguardano ancora i lavoratori manuali.
Le due società hanno valutato l’esposizione dei lavoratori a 25 agenti cancerogeni o situazioni di lavoro (ad esempio amianto, benzene, silice, lavoro notturno o lavoro a turni, emissioni di motori diesel). Prendendo la Francia come esempio, il 36% dei tumori polmonari, il 10% dei tumori della vescica e il 10% dei tumori faringei può essere ricondotto all’esposizione professionale e i tumori sono spesso associati all’esposizione agli agenti cancerogeni più comunemente riscontrati nella costruzione e negli ambienti industriali (amianto, silice, cromo esavalente, polvere di legno, idrocarburi policiclici aromatici, ecc.).
E dallo studio emergono anche i costi economici del cancro per il mondo produttivo: tra 270 e 610 miliardi di euro l’anno di perdite, che rappresenta dall’1,8% al 4,1% del prodotto interno lordo dell’Unione europea.
Tale gravità è dovuta al fatto che nel conteggio rientrano tutti i costi: costi diretti per i sistemi sanitari degli Stati membri (relativi alle cure mediche), costi indiretti per lavoratori e datori di lavoro (associati a perdite monetarie dovute alla cessazione del lavoro) e costi umani per le vittime (impatto sulla qualità della vita dei lavoratori e delle loro famiglie).
“Con oltre 100 000 decessi all’anno, i tumori professionali sono la principale causa di morte nell’UE. Questo studio mostra che il costo sociale dei tumori correlati al lavoro è enorme. Sono i lavoratori e le loro famiglie a sostenere la maggior parte dei costi. Questa situazione ingiusta è socialmente ed economicamente inaccettabile e l’UE deve intervenire per porre fine a questi tumori prevenibili “, ha commentato Tony Musu, esperto di rischi chimici presso l’ETUI.
La differenza tra stima alta e bassa è spiegata dal fatto che i costi sono stati calcolati in base a varie proiezioni sulla percentuale di tutti i casi di cancro attribuibili al lavoro.

Rischio cancerogeno e risposta dell’UE

La risposta dell’UE non si è fatta attendere: si tratta di una crisi sanitaria nascosta che miete 100.000 vite all’anno, specifica ETUI, che ha portato il Parlamento europeo prima e la Commissione poi a migliorare la legislazione europea sulla protezione dei lavoratori contro gli agenti cancerogeni; in particolare sembra essere ripreso il processo di revisione della direttiva sugli agenti cancerogeni e mutageni, sempre che la Commissione mantenga le promesse prese per il 2019 riguardo l’adozione di 50 nuovi valori limiti di esposizione vincolanti. Le discussioni attualmente in corso sono incentrate sulla questione di quanto siano bassi questi limiti e, anche se negli ultimi mesi è stata raggiunto un certo consenso su alcune sostanze (ad esempio, cromo esavalente e polvere di legno duro), il disaccordo persiste sulle altre sostanze.
I sindacati restano però scettici riguardo al valore limite adottato per la silice, e l’epidemiologo statunitense David Michaels, Assistente Segretario del lavoro per l’OSHA (Occupational Health and Safety Administration) durante la Presidenza Obama, ha notato che questo valore limite era il doppio di quello adottato durante la sua permanenza in carica.
Le opinioni delle parti interessate si sono poi divise su altri agenti cancerogeni; ad esempio, le emissioni di gas di scarico dei motori diesel (DEEE) che erano previste per l’inclusione nel secondo lotto di OEL per gli agenti cancerogeni, ma non figuravano nella proposta finale della direttiva. Tony Musu, l’esperto ETUI sui rischi chimici, ha ricordato ai partecipanti che fino a 19 milioni di europei sono stati esposti ai DEEE sul posto di lavoro, e Charlotte Grevfors, un rappresentante della Commissione, ha suggerito che i DEEE potrebbero essere inclusi in una futura serie di OEL.
Durante il convegno, diversi oratori hanno sottolineato che, anche se l’adozione degli OEL potrebbe a prima vista sembrare un processo neutrale, una grande quantità di contrattazione tra interessi concorrenti è rimasta dietro le quinte.

Redazione InSic

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