Adeguamento serbatoi per GPL: messa in mora dell’Italia

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Bacchettata dall’Europa sulla mancata conformità alla direttiva PED dei serbatoi di stoccaggio GPL per i quali non ci sarebbe garanzia della conformità alla direttiva 2014/68/UE sulle attrezzature a pressione. Sotto accusa quei serbatoi GPL da usare in superficie e modificati per uso sotterraneo senza verifica del rispetto delle norme UE. Lo riporta la Commissione a proposito del report sulle procedure aperte.
Sulla banca dati EUR-Infra l’elenco delle procedure aperte.

Messa in mora sui serbatoi e altre procedure aperte
La Commissione ha reso noto l’elenco delle procedure di infrazioni europee: come abbiamo visto su 63 infrazioni a carico del Belpaese, 56 sono per violazioni del diritto dell’Unione Europea, 7 invece i casi di mancato recepimento di direttive. Se sono 14 le cause ambientali ancora aperte, sono sei le costituzioni in mora fra le quali compare non solo la procedura 2017/2181 – Non corretta applicazione della direttiva 1991/271/CEE sul trattamento delle acque reflue urbane, ma anche la Causa 2018/4021 – Problematiche relative ad irregolarità dei serbatoi di GPL ricondizionati.

La violazione della direttiva PED
In base al report della Commissione europea, del 19 luglio, è stata inviata una lettera di costituzione in mora all’Italia per non aver garantito che tutti i serbatoi di stoccaggio di gas di petrolio liquefatto (GPL) immessi sul mercato o messi in servizio siano conformi alle prescrizioni della direttiva PED sulle attrezzature a pressione (direttiva 2014/68/UE che ha sostituito la direttiva 97/23/CE a decorrere dal 19 luglio 2016).
Si applicano requisiti specifici ai serbatoi di stoccaggio del GPL a seconda che siano sotterranei o usati in superficie, dato il diverso livello di rischio per i cittadini.

La violazione italiana
Il nostro Paese ha invece consentito che alcuni vecchi serbatoi di stoccaggio del GPL inizialmente destinati ad essere usati in superficie, venissero modificati per essere poi usati come serbatoi di GPL ad uso sotterraneo. Secondo l’Europa però, tali prodotti modificati devono essere considerati diversi dai serbatoi originali e va verificata la conformità alle norme dell’UE prima di reimmetterli sul mercato.
Siccome l’Italia non ha provveduto a tale verifica, la Commissione ritiene che sussista una violazione della direttiva sulle attrezzature a pressione.
Ancora due mesi a disposizione delle autorità italiane per rispondere alle argomentazioni formulate dalla Commissione; in caso contrario, la Commissione potrà decidere di inviarle un parere motivato.

Redazione InSic

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