Gli esiti del primo triennio – riguardanti le marinerie di Bari, Mola, Monopoli e Molfetta – sono stati illustrati in occasione di un recente convegno presso il Terminal crociere del porto di Bari. Nel corso dei lavori è emerso come il fenomeno degli infortuni sul lavoro, mortali e non, nel comparto della pesca sia di natura estremamente complessa, poiché vi concorrono fattori diversi quali il comportamento dell’uomo, il mancato rispetto delle norme e la mancata adozione di dispositivi di sicurezza. Quale che sia la causa, tuttavia, si tratta nella maggior parte dei casi di incidenti di tipo ricorrente e ripetitivo e che, pertanto, potrebbero essere prevenuti.
“Con i suoi 800 Km di litorale la Puglia è una delle regioni italiane con maggiore sviluppo costiero e vede la presenza di una fra le prime flotte pescherecce operative a livello nazionale – afferma Fabiola Ficola, direttore Inail Puglia – Si tratta, dunque, di una regione dalla forte vocazione marinara e, grazie a questo progetto, possiamo contribuire a diffondere una cultura della prevenzione più attenta alle specificità dei numerosi addetti che vi operano”. “Il progetto “Pesca Sicura” rappresenta un esempio concreto di valorizzazione della bilateralità per affrontare e risolvere al meglio le problematiche inerenti la gestione della sicurezza sul lavoro nel settore della pesca marittima – continua Ficola – L’obiettivo è quello di mettere a fattore comune le esperienze e le competenze maturate per rendere più sicuro il lavoro a bordo delle navi da pesca”
Lo studio, le cui rilevazioni sono state svolte – per la prima volta – in fase di navigazione a bordo dei pescherecci, ha permesso l’esame dei rischi legati all’uso delle attrezzature presenti sulla nave si di quelli connessi all’esposizione a rischi fisici (rumore e vibrazioni al corpo intero), agenti chimici, microclimatici e atmosferici nonché al sovraccarico biomeccanico. “Dall’indagine è emerso che questi marittimi sono maggiormente esposti a rischio da sovraccarico biomeccanico connesso alle operazioni di selezione e cernita del pescato ed alla movimentazione manuale dei carichi”, valuta Luigi Caradonna, della direzione regionale Puglia.
Dopo la raccolta e l’analisi dei dati, iniziate a fine 2013, è stata costituita una mappatura del rischio correlato all’esercizio dell’attività di pesca. Tutto questo confluirà in una sorta di “anagrafe“ sullo stato di salute del lavoratore marittimo, con la conseguente adozione di adeguate prassi di sorveglianza sanitaria, misure di prevenzione e formazione continua. Grazie al progetto è nato anche un sito internet dedicato cui seguirà la pubblicazione e la diffusione di opuscoli informativi.
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