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Sicurezza sul lavoro: in che direzione andare? – Intervista a S.Massera e D.Marmigi

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La Sicurezza sul lavoro riempie le pagine della cronaca: dai tragici eventi di Brandizzo dai moniti del Presidente della Repubblica al ripristino della Cultura della Sicurezza alla Mozione che impegna il Governo ad intervenire in materia di Sicurezza sul lavoro.

Quali sono allora le soluzioni da mettere in campo per arginare il fenomeno infortunistico? Serve un ripensamento della normativa? Che tipo di impegno va preso dalle Istituzioni e che cambio di mentalità va accolto dalle aziende?

Ne abbiamo parlato con Stefano Massera, Esperto di Sicurezza e Coordinatore scientifico di Safety Expo 2023 e con Daniele Marmigi, Direttore Tecnico dell’ Istituto Informa.

Quali soluzioni al fenomeno infortunistico?

A seguito dei tragici eventi di Brandizzo (dove sono morti 5 addetti alla manutenzione dei binari) e degli altri tragici eventi di infortuni mortali, l’attenzione mediatica sulla sicurezza sul lavoro è cresciuta.
Nessuno però parla di soluzioni al problema infortunistico, che al traguardo di infortuni 0 non può realisticamente tendere.

    Massera: Purtroppo, il clamore mediatico dei tragici eventi di questi giorni non favorisce una riflessione analitica sulla piaga degli infortuni. Il problema è multifattoriale ed estremamente complesso; non esiste una soluzione ma una serie di misure integrate che devono essere pensate e sviluppate aggredendo le diverse cause che sono la radice di questo fenomeno.

    E allora cosa fare, quale strategia positiva possiamo suggerire alle aziende?

    Alle aziende possiamo suggerire azioni concrete per mettere a frutto al meglio gli strumenti a loro disposizione: usare la riduzione dei tassi Inail per l’adozione delle cautele infortunistiche, reinvestire quel risparmio in misure di controllo, governare la catena dei propri fornitori esigendo e verificando le migliori condizioni di sicurezza, agire sulla contrattualistica inserendo e facendo rispettare clausole ad hoc, tanto per fare qualche esempio.

    E cosa suggerire al Governo?

    Al Governo dobbiamo suggerire azioni concrete che almeno risolvano uno dei tanti fattori che favoriscono il fenomeno degli infortuni. Cioè, per esempio, un modo veloce ed immediato per semplificare la normativa come ci viene chiesto da più parti: eliminare la concorrenza Stato-Regioni su queste materie. Se si vuole iniziare con un’azione efficace, questa è la più immediata. La normativa verrebbe enormemente semplificata senza che questo riduca i livelli di tutela dei lavoratori, si libererebbero enormi risorse da parte di chi dedica il proprio tempo all’applicazione delle norme e questo sarebbe un ottimo segnale di concretezza.

    Marmigi: Sono assolutamente d’accordo. È impensabile parlare della strategia “zero infortuni nell’attuale panorama socio-culturale, dobbiamo ancora muovere i primi veri passi per invertire la rotta del trend infortunistico.
    Per salpare verso la giusta direzione è necessario un impulso di forza che richieda una tripla spinta:

    • dai lavoratori, che devono acquisire una importante dose di consapevolezza al fine di tutelare la propria salute e sicurezza;
    • dalle Aziende, che devono avere una visione sempre più a lungo termine del proprio business, individuando nelle azioni strategiche dell’Impresa anche quelle mirate agli investimenti (o re-investimenti, come suggeriva Stefano) in materia di sicurezza, nell’ottica di un piano di sostenibilità aziendale surrogato da azioni chiare e concrete;
    • infine dal Governo, a cui possiamo suggerire di continuare ad offrire incentivi fiscali alle Aziende che implementano programmi di sicurezza efficaci, di semplificare la normativa riducendo gli adempimenti meramente formali a favore di azioni concrete e oggettive, di monitorare costantemente le statistiche sugli infortuni sul lavoro e valutare l’efficacia delle misure adottate per apportare miglioramenti continuativi alla normativa, ed infine di promuovere momenti di collaborazione tra istituzioni, sindacati e Aziende.

    Sicurezza sul lavoro: la Mozione del Senato e gli impegni da prendere

    Dai moniti del Presidente della Repubblica alla promozione della Cultura della Sicurezza alla recentissima Mozione del Senato che impegna il Governo su diversi fronti della Prevenzione.
    Abbiamo visto un elenco di impegni per il Governo, alcuni vecchi e altri nuovi. Alla luce della lista, di certo parziale rispetto alla Realtà del Sistema Sicurezza del nostro Paese, quali sono gli interventi più urgenti, in termini di priorità?

    Massera: La mozione del Senato è, per sua natura, molto vaga ma può essere declinata con azioni efficaci. Personalmente vedo con molto favore l’impegno a favore di un maggiore controllo sugli appalti. Quello è uno dei nodi cruciali, non l’unico, che contribuisce alla riduzione delle garanzie e delle tutele per i lavoratori. Spero che il Governo voglia dare seguito a questa indicazione iniziando a ridurre drasticamente la soglia dei subappalti: sarebbe un ottimo segnale di continuità rispetto alla mozione del Senato. Ormai da decenni abbiamo ascoltato impegni e programmi di ogni tipo e, di fronte a tragedie come quelle di questi giorni, servono competenza, capacità e concretezza. Nelle premesse della mozione ho visto l’ennesimo impegno a verificare l’attualità e l’esaustività del D.Lgs. 81/08: laddove si voglia mettere le mani a questo testo normativo, spero che lo si faccia con una visione d’insieme e con l’equilibrio necessari. Diversamente, correremmo il rischio di aggiungere ancora confusione alla già complicatissima struttura delle nostre norme prevenzionali.

    Marmigi: Il sistema della catena di appalti è sicuramente uno dei temi su cui porre l’attenzione; peraltro, si tratta di un tema “à la page”, vista la recente modifica al Codice degli Appalti; pertanto, potrebbe essere il momento giusto per stabilire dei criteri più stringenti in termini di requisiti, verifiche e controlli. La mozione ha degli spunti di enorme potenziale, soprattutto nelle premesse e ricorda molto le potenzialità contenute nelle modifiche apportate dal Decreto Lavoro, ma solamente nella misura in cui vengano prese in carico e portate avanti con senso di responsabilità e maturità. Del resto, la diligenza del buon padre di famiglia è un concetto di diritto privato, richiamato da vari articoli del Codice civile italiano, che deve necessariamente essere esteso anche al Governo stesso.

    • Nella mozione si parla di aumento di controlli, di sanzioni e di premi per le imprese ma la parola FORMAZIONE non ricorre mai nel senso di “Formazione in sicurezza sul lavoro”. Anche nel Decreto Lavoro non c’è stato alcun accenno alla Formazione con riferimento, ad esempio al rinnovo degli Accordi per la formazione delle figure della sicurezza. Si tratta di silenzio o di ritrosia?

    Marmigi: Di fatto, nel Decreto Lavoro si parlava di Formazione, purtroppo però accadeva in termini meramente burocratici e poco concreti (basti pensare che si citava l’emanazione dell’Accordo mantenendo la temporalità al 2022). Ritengo non sia questa la soluzione, ma l’esigenza del nostro Paese in termini di formazione è quella di attuare un cambio di passo sulla qualità, non solamente sulla quantità. La Formazione è sicuramente il grande assente all’interno della mozione, sarebbe interessante capire se il motivo ricada in una dimenticanza o in una direzione ben precisa.

    Massera: Questo non possiamo saperlo. Ma un esame sulla formazione in salute e sicurezza lo possiamo fare. Sono passati quasi trent’anni da quando venne pubblicato il D.Lgs 626/94; da quel momento in poi abbiamo erogato milioni di ore di formazione ma i risultati non sembrano coerenti con questo enorme sforzo messo in campo. Sulla formazione, tanto per cominciare, serve l’onestà intellettuale di ammettere che finora si è sbagliato qualcosa di fondamentale. Senza questa premessa continueremo a usare formule vuote come quella della cultura della sicurezza ma non metteremo mai le mani sulle cause profonde di questa evidenza che è sotto gli occhi di tutti.

    • Oltre alla Formazione, quali sono invece i propositi del tutto assenti in questa Mozione e che invece avrebbero dovuto esserci?

    Marmigi: Come per il Decreto Lavoro, continua a mancare sicuramente l’adeguamento alle nuove tecnologie e ai cambiamenti nell’organizzazione del lavoro; la base giuridica che disciplina la materia è stata sviluppata 15 anni fa in un contesto completamente diverso e che ha subito e subisce modifiche costantemente e rapidamente. Dobbiamo comunque tenere conto che si tratta di una mozione, ciò che farà la differenza saranno i risvolti.

    Massera: Quella della salute sicurezza sul lavoro è una vera e propria galassia. Elencare gli elementi assenti dalla mozione sarebbe troppo facile; io credo che l’atteggiamento coerente con il fenomeno infortunistico di questi giorni sia quello di chiedere azioni concrete. La mozione è solo un primo passo e ci sono diverse concause del fenomeno infortunistico che possono essere aggredite. Dobbiamo inserire la sicurezza come leva della catena del valore e dobbiamo quindi iniziare dai committenti. Dobbiamo farlo con equilibrio ma ci dobbiamo prendere la responsabilità di rischiare che le imprese meno strutturate vengano messe in crisi da un ulteriore innalzamento del livello di attenzione. Se è vero che non siamo più disposti ad accettare lo scambio tra la riduzione dei costi e la sicurezza dei lavoratori è ora che da questo si traggano le conseguenze in modo corale, quale che sia il prezzo.

    • Per il settore ferroviario, quello più al centro della polemica dopo Brandizzo, il Prof. Pascucci ha sottolineato e ha ricordato a tutti la mancata armonizzazione del TUS con le norme speciali di quel settore. Perché non se ne fa accenno nella mozione dove si parla invece di inserire la manutenzione ferroviaria nella categoria dei lavori usuranti? È una scelta sufficiente? E perché non si parla più di attuazione del TUS nei settori speciali?

    Massera: Il professor Pascucci ha perfettamente ragione. Ritengo, tuttavia, che comportamenti come quelli che sono stati testimoniati in quell’episodio non sarebbero stati evitati con un impianto normativo più armonizzato di quello attuale. Il legislatore deve fare la propria parte nel mettere a disposizione dell’utenza normative chiare, integrate, comprensibili. A quel punto tocca ai datori di lavoro applicarle, ma prima di tutto questo c’è anche un’attitudine culturale all’accettazione del rischio che deve essere combattuta con uno stigma sociale diffuso. Diversamente, nessuna riforma normativa potrà portare ai risultati che vogliamo ottenere.

    Marmigi: Sono d’accordo. L’inserimento della manutenzione ferroviaria nella categoria dei lavori usuranti è forse una misura più politica che tecnica; basti ricordare che negli anni ’80, in Italia, i ferrovieri avevano spesso accesso a regimi pensionistici speciali che consentivano loro di andare in pensione prima rispetto molte altre categorie di lavoratori. In quanto il lavoro ferroviario veniva considerato usurante a causa delle condizioni di lavoro particolarmente difficili e pericolose nelle ferrovie e nel corso degli anni le leggi previdenziali hanno subito molte riforme e cambiamenti e molti dei regimi pensionistici speciali, compresi quelli per i ferrovieri, sono stati oggetto di revisioni. Certamente le cause dell’episodio non vanno ricercate nella mancata armonizzazione delle norme, ma allo stesso modo quella dell’inserimento nella categoria dei lavori usuranti non rappresenta una soluzione al problema sociale di mancata percezione dei rischi.

    Il Testo Unico di Sicurezza: un testo da ripensare?

    • A proposito del Testo Unico di Sicurezza: un passaggio che mi ha molto colpito nella mozione è dove si accenna alla normativa di salute e sicurezza auspicando una “valutazione analitica sull’organicità, esaustività e attualità della normativa di cui al testo unico in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro “. A vostro avviso c’è un problema di esaustività della normativa di sicurezza?

    Massera: Non credo ci sia un problema di esaustività delle nostre normative. Così come non credo sia necessario introdurre ulteriori fattispecie di reato. Se c’è un problema delle nostre normative è quello di una frammentazione eccessiva delle disposizioni, di una complicata articolazione territoriale, di un linguaggio troppo spesso complicato. Ma i principi ci sono tutti. La normativa va armonizzata ripartendo da principi basilari della distribuzione della responsabilità aziendali, della valutazione del rischio, della formazione, del controllo operativo e, infine, dei controlli interni.
    Voglio comunque cogliere il tuo stimolo di cercare qualcosa che manca nella nostra normativa: basta guardare ai sistemi di gestione per fare questo e ci renderemo conto che la nostra normativa assegna troppo poca importanza alle procedure operative e ai controlli interni. Ma, ribadisco, i principi sufficienti per la migliore gestione della salute e sicurezza sul lavoro sono già tutti ampiamente rappresentati nel nostro corpo normativo.

    Marmigi: Concordo pienamente con Stefano; i presupposti sono già tutti presenti, manca un sistema che si focalizzi su un miglioramento costantemente “funzionante” delle condizioni di sicurezza dei lavoratori in Azienda.

    • Quanto invece all’attualità del Testo Unico di Sicurezza, stiamo parlando di un testo del 2008 al quale sono state apportate modifiche consuetudinarie ma non profondissime (se escludiamo il Decreto Fiscale, da ultimo ed il Decreto Lavoro 2023 in minima parte.
      Secondo voi, è possibile che avvenga una integrazione del D.Lgs. n.81/2008 (penso ad esempio ai decreti attuativi) o piuttosto una modifica per adeguarlo effettivamente al progresso tecnologico ed agli atti normativi correlati (penso al Codice Appalti, il Regolamento Macchine, la normativa dello Smart Working ad esempio) o bisogna andare più in profondità?

    Marmigi: Non è raro che l’impianto normativo si traduca in un elenco di obblighi cogenti, tale contesto si riscontra anche in altri Paesi. Potremmo passare il tempo ad analizzare la metodologia presente nei Paesi europei che presentano il tasso di incidenza più basso di infortuni mortali (numero di infortuni in relazione al numero complessivo di occupati), e scopriremmo che nei Paesi Bassi, ad esempio, il Governo ha recentemente istituito il “registro della sicurezza e della salute”, contenente gli accordi tra datori di lavoro e dipendenti per il settore interessato, e che tale registro svolge un ruolo importante in materia di applicazione della legge.
    È evidente, in ogni caso, che la normativa non deve essere un punto fermo, ma deve evolvere costantemente e rapidamente in sincronia con l’evoluzione del mondo del lavoro, ma con la stessa sincronia deve evolvere la formazione e l’approccio degli organi di controllo.

    Serve andare a toccare la struttura del provvedimento e alcuni aspetti della sua logica adeguandoli al mutamento dei tempi, penso al ruolo sempre crescente dei Sistemi di Gestione e della crescita delle certificazioni, della Responsabilità sociale di impresa?

    Massera: Si tratta di fare una scelta. La logica dei sistemi di gestione è quella di governare i processi attenendosi a dei principi cardine. La logica di larga parte della nostra normativa è quella di elencare una serie di disposizioni cogenti in una sorta di ibrido tra un provvedimento di legge e una norma tecnica. Il D.lgs. 81 da quel punto di vista è particolarmente superato perché rappresenta un ibrido tra una visione moderna e una visione degli anni ’50 del secolo scorso.
    La vera decisione che dobbiamo prendere è questa: legiferare per principi e rimandare le norme tecniche oppure sostituire queste ultime con i provvedimenti di legge? La risposta non può essere la stessa per tutti gli argomenti, regole diverse disciplinano l’antincendio ad esempio; ma credo non sia concepibile nel 2023 avere dei provvedimenti di legge che prescrivono il colore e la grammatura che devono avere gli attestati dei corsi di formazione. Da questo punto di vista serve una grande accelerazione in avanti.
    Devo anche dire che questa scommessa ha una possibilità di avere successo solamente in presenza di organi di controllo capaci ad entrare nella logica della gestione dei processi. Diversamente, questo salto in avanti risulterebbe particolarmente rischioso sul piano delle garanzie di tutela dei lavoratori.

    Sicurezza sul lavoro: in cerca di direzioni

    • Quando si parla di sicurezza sul lavoro si parla sempre di morti e mai di soluzioni.  È un difetto della Cronaca.
      Premesso che le soluzioni sarebbero tante, spesso di difficile attuazione, se poteste individuare la misura positiva da intraprendere subito, adesso, per arginare il fenomeno degli infortuni?

    Massera: Attenzione: ogni misura ha delle ripercussioni e in alcuni casi queste sono drammatiche. In ogni caso, la mia misura sarebbe questa: ogni impresa può assumere appalti solamente se dimostra la capacità tecnica e finanziaria di governare il lavoro che si propone di assolvere. Prima pensiamo agli effetti di una misura del genere e a quale terremoto determinerebbe sul mercato prima inizieremo a capire perché lo stesso legislatore, spesso, non riesce a portare a termine provvedimenti che avrebbero un indiscusso effetto migliorativo sulla sicurezza dei lavoratori.

    Marmigi: Parliamo della catena degli appalti. I vizi del sistema si pongono anche nel contesto dei servizi, ivi compresi quelli di consulenza e di formazione in materia di sicurezza sul lavoro. Non è affatto raro incappare in bandi di gara relativi a consulenza e formazione in materia di sicurezza aventi come unico criterio di aggiudicazione quello del massimo ribasso, con una base d’asta già esigua, e aggiudicate ad operatori economici con un ribasso di oltre il 50%. Non è raro, inoltre, che le Aziende aggiudicatarie subappaltino parte delle attività e che il valore finale dell’appalto sia tutt’altro che sostenibile.
    Operare dei controlli sulla qualità dei servizi, porre dei limiti minimi di costo orario della formazione, verificare sempre l’efficacia della formazione, sono solo alcune delle misure che immagino per garantire una formazione efficace. Rimango sempre dell’idea che la miglior forma di prevenzione è la formazione, intesa come trasferimento della consapevolezza ad ogni singola persona.

    • Se poteste parlare al Governo per suggerire una misura immediata da approntare, un elemento su cui investire quale sarebbe?

    Massera: Ritorno su un tema che già abbiamo toccato. Proporre una modifica dell’articolo 117 della costituzione e togliere la salute sicurezza sul lavoro dalla legislazione concorrente. Sono certo che in Parlamento si troverebbero i numeri per fare questo senza bisogno di passare dalla consultazione popolare. Ma significherebbe andare contro determinate tendenze che sono state garantite negli ultimi trent’anni. Ci vuole il coraggio politico di farlo perché questo sarebbe un provvedimento utile per tutti.

    Marmigi: Quella proposta da Stefano è a mio avviso la soluzione per attuare il cambio di passo di cui parlavo prima, anche se potrebbe essere destinata a rimanere solo un sogno, proprio per la necessità di coraggio politico alla base. La mia proposta, banale quanto efficace, è quella di muoversi a piccoli passi, partire dalle persone e dalla loro educazione, scolastica ed extrascolastica. Oggi la nuova generazione conosce i propri diritti in termini giuslavoristici, rinuncia a partecipare al mercato del lavoro in nome di temi quali il work-life balance, ignoti ai più fino a poco tempo fa; eppure, la stessa generazione accetta di lavorare in condizioni di sicurezza palesemente inadeguate. Questa mancata percezione del rischio rappresenta una inconsapevolezza che è frutto di una sovrastruttura sociale evidentemente cieca, causata probabilmente da un’educazione incompleta, monca di un arto fondamentale: quello dell’autoconservazione.

    Safety Expo: in cerca di soluzioni per la sicurezza sul lavoro e la prevenzione incendi

    Tavola Rotonda Safety Expo

    A breve ci sarà il Safety Expo 2023, dove l’attualità normativa e l’attualità della Realtà del Lavoro troveranno un incontro cruciale. Perché secondo voi è importante esserci?

    Massera: Il Safety Expo è una straordinaria occasione di condivisione. Ho definito quella della salute sicurezza come una galassia perché è effettivamente una disciplina variegata nella quale coesistono diverse competenze e punti di vista.
    Il Safety Expo ha come proprio punto di forza quello di mettere allo stesso tavolo istituzioni, organi di controllo, aziende, consulenti e operatori del settore per abbattere le tante resistenze reciproche che ostacolano il miglioramento delle condizioni di lavoro.
    Di fronte a eventi come quello di Brandizzo ci sentiamo spesso impotenti ma parte di quell’impotenza e anche nella difficoltà di interazione delle diverse parti che hanno il potere di prevenire quei fenomeni. Eventi come quello previsto a Bergamo sono fondamentali per la definizione di azioni sinergiche tra tutti gli attori e, quindi, tra tutti coloro che sono direttamente e indirettamente responsabili di quelle tragedie.

    • Cosa devono cogliere le aziende dal Safety Expo e cosa devono cogliere gli operatori della sicurezza che riempiono spesso eventi come questo? 

    Marmigi: Il Safety Expo è un momento fondamentale, in termini di aggiornamento formativo ma soprattutto perché permette un confronto tra tutti gli attori del mondo della salute e sicurezza sul lavoro. Ma ciò che possono maggiormente cogliere le Aziende dall’evento è l’opportunità di migliorare il proprio approccio alla sicurezza e di acquisire una maggiore consapevolezza della sicurezza intesa, a livello imprenditoriale, come parte integrante dei processi aziendali alla pari di tutti i processi di alto livello. Ciò non solamente come tutela dei lavoratori, ma anche come strategia per rendere l’Impresa sostenibile, garantendo una business continuity di cui giova l’Impresa, i lavoratori, e tutto il mercato.

    Chi è Stefano Massera

    Geologo, igienista industriale, si occupa dal 1992 di igiene e sicurezza sul lavoro e di ambiente. Consulente e supervisore di aziende nazionali e multinazionali oltre che professionista della Consulenza Tecnica della Direzione Generale dell’INAIL. Membro di numerose commissioni tecniche e consulente in contenziosi giudiziari su infortuni e malattie professionali, è membro di commissioni UNI e della Commissione Consultiva Nazionale presso il Ministero del Lavoro. è stato uno degli estensori del titolo IV del D.Lgs. 81/08. Autore di vari articoli e libri sull’igiene del lavoro, è un appassionato interprete della rivoluzione culturale che sta interessando le sue materie di interesse negli ultimi anni. Coordinatore scientifico di Safety Expo.

    Chi è Daniele Marmigi

    Consulente esperto in materia di salute e sicurezza sul lavoro, privacy, HACCP e Sistemi di Gestione, con esperienza come RSPP, DPO e Lead Auditor per i Sistemi di Gestione di Sicurezza e Ambiente; è docente nel Corso di Laurea Magistrale “Scienze delle professioni sanitarie della prevenzione” presso l’Università degli studi di Roma Tor Vergata e docente nel Master di I Livello “La salute e sicurezza sul lavoro. Sistemi di gestione, modelli di compliance 231 e Responsabilità – SICURO” presso l’Università degli Studi di Roma Unitelma Sapienza. Ricopre il ruolo di Direttore Tecnico presso l’Istituto Informa.

    Antonio Mazzuca

    Coordinamento editoriale Portale InSic.it -redattore giuridico Laurea in Giurisprudenza in Diritto europeo (LUISS Guido Carli 2006) e Master in "Gestione integrata di salute e sicurezza nell'evoluzione del mondo del lavoro" INAIL-Sapienza (I° Ed. 2018-19). Formatore certificato in salute e sicurezza sul lavoro dal 2017 per Istituto Informa e RLS per EPC Editore. Esperto in sicurezza sul lavoro e amministratore del Gruppo Linkedin Ambiente&Sicurezza sul Lavoro. Content editor e Social media per InSic.it su Linkedin e X (ex Twitter). Contatti: Linkedin Mail: a.mazzuca@insic.it