RACCONTI AUTOBIOGRAFICI DI UN CONSULENTE – Qui non facciamo mica cioccolatini

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Carlo Bisio, Psicologo delle Organizzazioni e Graduate Member del IOSH, ha raccolto alcuni racconti autobiografici tratti dalla propria attività consulenziale e di formazione nell’e-book, edito da EPC: “Sicurezza, formazione e altre vicissitudini” che affronta temi di interesse professionale per chi si occupa di sicurezza e salute sul lavoro.

Sul Portale InSic pubblicheremo una selezione di questi racconti nelle prossime settimane, confidando nel loro essere spunti di riflessioni utili per quanti operano nel mondo della sicurezza, in particolare consulenti e formatori in sicurezza sul lavoro.

Qui non facciamo mica cioccolatini
Periodo: 2010 (46 anni)

«Noi, qui, non facciamo mica cioccolatini» fu la frase che mi colpì. Con tale frase il capo turno voleva sottolineare la differenza fra i loro processi di azienda chimica rispetto a quelli di aziende che egli riteneva a rischio minore, con problematiche più semplici da gestire, almeno secondo il suo punto di vista.
Quel giorno ero in aula come osservatore. Il capo turno doveva trattare alcune procedure importanti per la sicurezza, coinvolgendo i suoi collaboratori. In un’azienda come quella un comportamento a rischio da parte dell’operatore poteva significare un danno, o alla sicurezza degli operatori stessi o all’ambiente. Non facevano mica cioccolatini.

Quella frase mi tornò in mente qualche settimana dopo, quando mi trovavo presso un’azienda alimentare piemontese che faceva davvero cioccolatini. E in una riunione con la direzione a un certo punto qualcuno, per rimarcare la complessità delle problematiche nell’industria alimentare e la grande attenzione all’igiene e alla sicurezza del prodotto disse: «Noi qui facciamo cose che poi la gente mangia, non facciamo mica prodotti chimici».
Peraltro, il profumo avvolgente del cioccolato e la visione di quell’impasto cremoso erano testimonianza che i cioccolatini li facevano davvero bene. Se giri cento organizzazioni, ti senti dire cento volte: «Vede dottore, qui da noi è diverso, la nostra è un’azienda del tutto particolare», e ti spiegano il perché. «Noi abbiamo persone da curare, persone che soffrono, non creda che sia come altrove».

«Questa non è un’azienda come tante altre: qui facciamo muovere l’intera città con i nostri trasporti».
«La nostra è un’attività molto particolare, ci occupiamo di educazione, non facciamo mica prodotti per gli scaffali dei supermercati».
«Noi facciamo farmaci, mica bulloni, se sbagliamo qualcosa rischiamo di mandare la gente al cimitero».
«Noi facciamo bulloni, mica giocattoli. Se un bullone si rompe può crollare una struttura ed essere un disastro».
«Noi facciamo giocattoli, mica…».

E così via. Alla fine, capisci che ogni organizzazione si sente diversa da tutte le altre. Mentre tu vedi anche tanti punti in comune.

Tali frasi però non sono vuote o ingenue. In esse traspare piuttosto una grande carica di identità culturale. «Noi siamo diversi» significa «Noi abbiamo una nostra identità e cultura, ci distinguiamo dagli altri perché i nostri processi, il nostro modo di pensare e le nostre prassi sono fenomeni unici».
E ancora, dietro a queste espressioni d’identità traspare un bisogno profondo di appartenenza.
E in definitiva il bisogno, più profondo ancora, di rafforzare il senso d’identità personale (chi sono io) e di identità sociale (chi sono io nella società) attraverso l’appartenenza a gruppi sociali significativi. Significativi poiché danno significato all’esistenza.

Un’organizzazione è tale quando produce significato.
Altre volte il senso d’appartenenza e d’identità che fornisce un’organizzazione è più problematico.
Pensiamo a chi appartiene a enti che non hanno una buona reputazione presso l’opinione pubblica.
Oppure a volte penso a quella persona che mi disse «La nostra azienda ha deciso di togliere i riferimenti al nostro marchio dai camion, perché sa, quando si vede un camion ribaltato in autostrada, magari con il materiale sversato a terra, e c’è il logo dell’azienda, c’è un notevole danno d’immagine».
Continuo a pensare che sarebbe meglio piuttosto organizzare i trasporti in modo tale da non fare ribaltare i camion. Mi riferisco ovviamente alla pianificazione dei tempi, dei percorsi, alla formazione degli autisti, alla manutenzione, a tutto ciò che è sicurezza del trasporto.
Ma è certamente più facile cancellare il logo dal camion. Anche all’interno della stessa organizzazione vi sono diverse chiavi di lettura della realtà, diverse culture organizzative che spesso convivono, e nel prossimo capitolo cercheremo di capire meglio questo fenomeno.

Sicurezza, formazione e altre vicissitudini – Racconti autobiografici di un consulente – il volume EPC

L’E-book “Sicurezza, formazione e altre vicissitudini” di C.Bisio, edito da EPC Editore (novembre 2021) propone temi di interesse professionale per chi si occupa di sicurezza e salute sul lavoro, attraverso racconti autobiografici. 

Di cosa tratta il Volume “Sicurezza, formazione e altre vicissitudini” di C.Bisio?

Il percorso che i racconti tracciano nel loro insieme parte dall’ergonomia cognitiva, prosegue su aspetti che riguardano cultura, identità e significati, poi affronta l’ambito della formazione, la costruzione di affidabilità e sicurezza, il contributo umano alla sicurezza, per chiudere esplorando alcuni aspetti riguardanti violenze e aspetti sociali.
L’autore presenta episodi o periodi della propria vita in modo spesso leggero e a tratti divertente e autoironico, mettendoli in relazione con significati più profondi.

Il libro ha quindi diversi livelli di lettura.

Dove poter scaricare il Volume “Sicurezza, formazione e altre vicissitudini” di C.Bisio?

Il prodotto può essere visualizzato:

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Carlo Bisio

Si occupa di sicurezza e salute sul lavoro. È Psicologo delle Organizzazioni, ha conseguito un Master di II livello in Ergonomia e il Diploma Internazionale NEBOSH in sicurezza. È Graduate Member del IOSH. Ha collaborato con diversi atenei come docente a contratto, ed è autore di numerose pubblicazioni. Scopri tutte le pubblicazioni di C.Bisio per EPC Editore