Prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico: cura del territorio priorità strategica del paese

Giornata nazionale Rischio Idrogeologico: i dati e l’analisi degli esperti

30 0

Si è tenuta lo scorso 12 maggio la Seconda Giornata Nazionale per la prevenzione e la mitigazione del rischio idrogeologico, evento organizzato dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri, dal Consiglio Nazionale dei Geologi e da Fondazione Inarcassa. L’evento ha visto anche la partecipazione del Ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin: “Per l’Italia triste primato di eventi climatici estremi. Bisogna spendere bene a partire dall’analisi delle necessità”.

Agire in maniera preventiva sugli eventi distruttivi

I lavori sono stati preceduti dai saluti dei Presidenti dei Consigli Nazionali organizzatori. “Questa Seconda Giornata che abbiamo dedicato al tema della prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico nasce dalla consapevolezza che la cura del territorio è una priorità strategica per il nostro paese – ha detto Angelo Domenico Perrini, Presidente del CNI – Il sistema accademico e le istituzioni devono individuare le nuove tecnologie per il monitoraggio del territorio, in modo da agire in maniera preventiva sugli eventi distruttivi. La governance e le procedure di contrasto devono essere una priorità”.

Applicare nuove tecnologie per una visione d’insieme sulle pericolosità

“Parlando con il Ministro Pichetto Fratin, – ha dichiarato Arcangelo Francesco Violo, Presidente del CNG – in merito al problema del rischio idrogeologico, abbiamo condiviso poi che in Italia, molto spesso, le difficoltà che si registrano sono più organizzative che finanziarie. I finanziamenti ci sono ma molto spesso non vengono distribuiti adeguatamente. Tra le criticità riscontrate – ha continuato Violo – c’è anche la poca considerazione del rischio residuo in riferimento ad alcune parti della progettazione, oltre che in relazione alle attività ante e post operam, dove necessita l’applicazione di nuove tecnologie, capaci di formulare una visione di insieme sulle pericolosità. Occorre far leva sulla promozione di aggiornamenti sostanziali, soprattutto in relazione alla normativa tecnica”.

Una visione strategica di lungo periodo

“Il dissesto idrogeologico, – ha detto Andrea De Maio, Presidente di Fondazione Inarcassa – tra le principali emergenze ambientali e sociali che l’Italia si trova ad affrontare, richiede una visione strategica di lungo periodo, una solida capacità di coordinamento e un impegno collettivo costante che coinvolga istituzioni, comunità locali e cittadini. È essenziale tracciare una road map chiara che preveda diversi punti: investimenti in studi e ricerche per mappare le aree vulnerabili e identificare i fattori di rischio, implementare le politiche di pianificazione territoriale che integrino il rischio idrogeologico nelle scelte di sviluppo urbano e rurale, prevedere un deciso incremento degli investimenti in infrastrutture di protezione e programmi di sensibilizzazione e formazione rivolti alle comunità locali”.

Digitalizzare gli archivi e uniformare i criteri di intervento

Tra i numerosi interventi di alto profilo, da segnalare quello di Guido Castelli, Commissario straordinario alla ricostruzione delle aree colpite dal terremoto Centro Italia, che ha detto: “Le ricostruzioni devono tenere conto degli effetti che derivano dall’essere un Paese a rischio sismico e climatico. Dal 2020 abbiamo lavorato su due fronti: da un lato la mappatura delle faglie attive e capaci, dall’altro l’aggiornamento delle aree di maggiore pericolosità. L’Italia ha delle caratteristiche che ci distinguono dagli altri paesi: abbiamo 678 mila frane attive. È quindi fondamentale la digitalizzazione di tutti gli archivi e delle informazioni geologiche, per rendere più efficiente la prevenzione e più sicura la ricostruzione”.

Luigi Ferrara, Capo Dipartimento di Casa Italia ha dichiarato: “Uno dei problemi principali in Italia nella gestione del dissesto idrogeologico è la frammentazione delle competenze tra i numerosi enti coinvolti, con conseguente dispersione di risorse. Una delle priorità, quindi, è l’omogeneizzazione dei dati e dei criteri di intervento: le banche dati devono essere uniformi, integrate e facilmente accessibili. In questo contesto, il contributo dei professionisti è fondamentale: grazie alle loro competenze tecniche, essi rivestono un ruolo chiave nell’attuazione efficace dei progetti”.

Dissesto idrogeologico: migliorare la programmazione per uscire dall’emergenza

In occasione della giornata è stata diffusa anche una Nota (vedi pdf sotto) a cura del Centro Studi del CNI e del Centro Studi del CNG con alcuni dati di sistema che aiutano ad inquadrare la questione del rischio idrogeologico e degli interventi necessari: è sufficiente pensare che il 94% dei comuni italiani è a rischio di frane, alluvioni o erosione costiera.

In particolare, la nota spiega come l’attuale scenario imponga la messa in campo di una strategia integrata di azioni di prevenzione e gestione del rischio idrogeologico.

La gestione del rischio idrogeologico è una questione di elevata complessità, i processi non sono facilmente semplificabili e vanno affrontati definendo modelli affidabili che consentano la attenta valutazione del rischio residuo fin dalla fase di progettazione per una corretta gestione dello stesso post operam.

Nota pdf a cura del Centro Studi del CNI e del CNG

Per saperne di più

Scopri i prodotti e servizi di EPC Editore e Istituto Informa:

Una squadra di professionisti editoriali ed esperti nelle tematiche della salute e sicurezza sul lavoro, prevenzione incendi, tutela dell’ambiente, edilizia, security e privacy. Da oltre 20 anni alla guida del canale di informazione online di EPC Editore

Redazione InSic

Una squadra di professionisti editoriali ed esperti nelle tematiche della salute e sicurezza sul lavoro, prevenzione incendi, tutela dell'ambiente, edilizia, security e privacy. Da oltre 20 anni alla guida del canale di informazione online di EPC Editore