Un ritardo nell’adempimento di un obbligo europeo fissato dalla direttiva 2011/70/EURATOM, a cui il Governo uscente cercherà di rimediare completando le fasi che sarà possibile chiudere prima del passaggio al nuovo Governo.
La gestione dei rifiuti in Italia ed i ritardi cronici da risolvere
Il problema della gestione dei rifiuti radioattivi in Italia si trascina da molti anni, e la stesura della Carta, oltre all’identificazione di un sito del Deposito era stato già oggetto di una Relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sui rifiuti nel 2015, quando Montecitorio richiamò il Governo a rimediare al ritardo nella redazione e trasmissione della CNAPI alla Commissione Europea, insieme al Programma nazionale previsto dalla direttiva 2011/70/EURATOM. Tale direttiva infatti prevede che la sistemazione definitiva dei rifiuti radioattivi avvenga nello Stato membro in cui sono stati generati. La maggior parte dei Paesi europei si è dotata o si sta dotando di depositi per mettere in sicurezza i propri rifiuti a bassa e media attività. L’Italia soffre invece di un cronico ritardo cui il Governo uscente intende rimediare, spiega il MISE, completando nei limiti temporali del mandato, le fasi che è possibile concludere, evitando stalli e ulteriori ritardi.
La CNAPI verrà predisposta dalla Sogin dietro validazione di ISPRA e nulla osta dei Ministeri, spiega il MISE che conferma come non si tratti di un atto discrezionale del Governo ma dell’atto finale di un lungo processo tecnico.
Funzioni del Deposito e garanzie di sicurezza
Il MISE spiega che nel Deposito saranno conferiti i rifiuti radioattivi prodotti in Italia, generati dall’esercizio e dallo smantellamento delle centrali e degli impianti nucleari, dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca.
Servirà per lo smaltimento a titolo definitivo dei rifiuti radioattivi a bassa e media attività e per lo stoccaggio temporaneo, a titolo provvisorio di lunga durata, dei rifiuti radioattivi ad alta attività. Insieme al Deposito Nazionale sorgerà un Parco Tecnologico, nel quale saranno avviate attività di ricerca specializzata.
Il Deposito è una struttura necessaria per il paese, sottolinea il Ministero che insiste sul fatto che la sua realizzazione è “presidiata di verifiche e requisiti molto stringenti ed ha tutte le garanzie per un’ampia partecipazione pubblica”; nel Deposito verranno accolti anche i rifiuti radioattivi derivanti dal riprocessamento del combustibile nucleare all’estero.
Il ritardo nella realizzazione del Deposito, secondo il MISE potrebbe portare ad un possibile aumento del costo per il sistema ( a carico delle bollette elettriche, per la parte connesse alle ex centrali nucleari), e ad un ritardo della liberazione delle aree attualmente sedi di depositi temporanei.
In attesa del Programma Nazionale per la gestione dei rifiuti radioattivi
Quanto Programma Nazionale per la gestione dei rifiuti radioattivi e del combustibile nucleare esaurito, MISE ricorda che è stato già sottoposto a VAS (Valutazione Ambientale Strategica) per assicurare l’effettiva partecipazione da parte del pubblico ai processi decisionali in materia: a seguito della VAS Ministero dello Sviluppo Economico e Ministro dell’ambiente dovranno proporre il Programma nazionale per l’approvazione al Presidente del Consiglio dei Ministri, sentiti il Ministro della salute, la Conferenza unificata e l’Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione.
Tale Programma Nazionale non riguarda però la localizzazione del Deposito Nazionale, oggetto di un’altra legge che prevede una apposita consultazione pubblica sulla Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI); e si cita a riguardo il D.Lgs. n. 31/2010 che riporta la procedura per realizzare anche in Italia un sito di stoccaggio centralizzato dei rifiuti radioattivi.
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