La crisi economica riduce le emissioni di gas serra nelle aziende

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Secondo i dati contenuti nel report di EcoWay, il primo operatore italiano attivo nella gestione e nel trading della commodity CO2 nel 2012 si è registrato il minimo storico delle emissioni di CO2: – 15% rispetto ai limiti consentiti per l’anno e -27,5% dall’entrata in vigore dei limitidell’Unione Europea (2005)

Aziende italiane virtuose, ma è solo l’effetto della crisi

Le aziende italiane toccano il minimo storico dei livelli di emissione e il record di surplus dei permessi. Complice la crisi economica, nel 2012 gli impianti industriali italiani maggiormente energivori – oltre 1.000 in Italia, che producono più del 40% delle emissioni di gas effetto serra totali nazionali – sottoposti alla normativa europea ETS che impone un tetto annuo alle emissioni di CO2, hanno prodotto meno gas serra,-27,5% dal 2005 e -15% rispetto ai limiti imposti per il 2012, se si escludono gli impianti nuovi entranti *, attestandosi a 164 milioni di tonnellate di CO2,dato mai così basso dal 2005 (anno di entrata in vigore dei limiti imposti da Bruxelles) quando le emissioni erano state pari a 225 milioni di tonnellate.
«Il forte calo del 2012 delle emissioni delle aziende italiane non è, come può sembrare, una buona notizia. Nasce da una significativa diminuzione della produzione industriale – ha dichiarato Guido Busato, Presidente di EcoWayche prosegue – L’effetto generato è che le aziende, registrando un abbattimento significativo delle emissioni di gas serra rispetto ai limiti imposti dalla UE, non sono stimolate ad investire in progetti tecnologici per rendere più efficienti i propri processi produttivi. Purtroppo oggi il sistema ETS è caratterizzato da un enorme surplus di offerta che ha portato ad un crollo del prezzo dei certificati. Questo fenomeno ha attirato alcune critiche di eccessiva finanziarizzazione nei confronti del sistema, non considerando che l’ETS è uno strumento che si basa su un meccanismo di mercato trasparente, equo ed equilibrato. Per ridare stabilità al modello, crediamo che ad oggi siano necessarie una serie di riforme strutturali ed una maggiore integrazione degli obiettivi sul clima condivisi tra gli Stati Membri. D’altro canto, in un momento storico in cui l’Europa e le sue Istituzioni vengono attaccate da più fronti, il sistema ETS può diventare un benchmark di possibile integrazione, una scelta geopolitica ed economica che permetta di attuare, per la prima volta, una strategia energetico/ambientale di lungo periodo”.

I settori industriali più colpiti

A causa della crisi economica si assiste al record della contrazione di emissioni dagli “impianti di combustione” (aziende con impianti di calore > 20 MW, quali ad esempio impianti termoelettrici).
I settori più colpiti sono: “cementifici”, “laterizi e ceramiche”, che incidono mediamente per il 10,5% delle emissioni nazionali e mostrano una riduzione delle emissioni pari al 40% dal 2005.
L’unico settore che ha continuato a produrre dal 2008 al 2012 più emissioni rispetto alle allocazioni gratuite imposte da Bruxelles è la raffinazione.

Geografia italiana delle emissioni


La Puglia si conferma la regione d’Italia che registra il numero più alto di emissioni verificate di gas ad effetto serra, con il 21,3% delle emissioni totali del Paese.
Le regioni che registrano le riduzioni più sensibili di emissioni rispetto al 2005 (anno di entrata in vigore del sistema ETS) sono Veneto (-39%), Toscana (-34%) e Sicilia (-28%); le regioni che nel 2012 hanno emesso meno rispetto ai limiti consentiti sono Piemonte (-37%), Emilia Romagna (-29%) e Lombardia (-27%).
Sardegna e Sicilia si confermano anche quest’anno come le uniche due regioni che non hanno mai registrato situazioni di avanzo, ovvero hanno sempre emesso in misura maggiore rispetto ai limiti imposti dall’U.E., nel 2012 rispettivamente +22% e +6%.

Definizione di “nuovi entranti”


Il centro studi EcoWay si basa sui dati contenuti nel Registro Unico Europeo raccolti dal servizio Carbon Market Data, aggiornati al 21 Maggio 2013. La maggior parte delle analisi svolte sul mercato ETS non considera un importante fattore che influenza in particolar modo la lettura della situazione italiana. A fine 2012, infatti, si registrano in Italia 127 nuovi impianti (i cosiddetti “nuovi entranti”) i quali, essendo entrati in normativa ETS durante uno dei primi due cicli, non hanno beneficiato dei permessi ad emettere assegnati gratuitamente (riceveranno un rimborso nei prossimi anni). Le analisi del presente studio sono state proposte confrontando i dati assoluti, considerando, cioè, tutti gli impianti italiani inclusi in normativa ETS, escludendo gli impianti “nuovi entranti”. Questo permette di analizzare in modo più oggettivo il rapporto tra emissioni e permessi ad emettere effettivamente assegnati alle aziende, per quanto riguarda il mercato italiano. Lo studio non prende in considerazione i dati relativi al settore aviazione, entrato in normativa ETS nel 2012.

Emission Trading System (EU-ETS): cos’è, come funziona, gli obiettivi


Nato all’inizio del 2005 in linea con il protocollo di Kyoto, l’EU-ETS è il primo mercato internazionale per lo scambio di quote di emissioni sviluppato dall’Unione europea con l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas a effetto serra prodotte dalle imprese in maniera economicamente efficace.
Il mercato ETS registra al 2012 circa 12.865 impianti industriali, di cui 1.119 in Italia, ad alto consumo energetico nel campo della produzione di energia e della produzione manifatturiera nonché, dal 2012, oltre 300 compagnie aeree europee che producono circa il 40% delle emissioni totali di gas effetto serra generate in Europa.
L’EU-ETS è il primo sistema internazionale “cap and trade” che fissa, quindi, un tetto massimo al livello totale delle emissioni prodotte dalle imprese sottoposte a normativa le quali, all’interno di tale vincolo, possono gestire le eccedenze o i deficit attraverso la vendita o acquistodi certificati sul mercato.
Il meccanismo dell’ EU-ETS consente alle imprese che superano i limiti imposti di scegliere (opzione “make or buy”) se acquistare i titoli per compensare l’eccedenza di emissioni oppure, investire in progetti di efficientamento energeticoper la riduzione delle emissioni di CO2degli impianti sottoposti alla normativa, obiettivo quest’ultimo del sistema ETS.
La Direttiva comunitaria ha suddiviso l’EU-ETS in tre fasi: dopo un primo periodo pilota triennale di apprendimento (2005-2007), si è aperta una seconda fase (2008-2012), in cui l’Europa ha predisposto limiti più rigorosi per le quote di emissione. Nel 2013 è iniziata la terza fase che si protrarrà fino al 2020 e che presenta numerose novità in termini di applicazione, modalità di assegnazione e gestione delle quote e monitoraggio delle emissioni.

In allegato è riportata la versione integrale in formato pdf del comunicato stampa con relativi i grafici

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Una squadra di professionisti editoriali ed esperti nelle tematiche della salute e sicurezza sul lavoro, prevenzione incendi, tutela dell’ambiente, edilizia, security e privacy. Da oltre 20 anni alla guida del canale di informazione online di EPC Editore

Redazione InSic

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