Tessile: condizioni di lavoro inadeguate anche nell’Europa dell’Est

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Non solo in Asia. Anche nell’Unione europea, e precisamente nei paesi dell’est Europa le condizioni di lavoro degli addetti del settore tessile non sarebbero affatto migliori di quelle del continente asiatico, dove negli ultimi anni si sono registrati incidenti alle strutture che nascondevano luoghi di lavoro insicuri e malsani. Le stesse anomalie si riscontrano in Europa, ai confini est dell’UE e in Turchia, contraddicendo la Strategia 2020 “For smart, sustainable and inclusive growth” per una crescita sostenibile e inclusiva.

La Clean Clothes Campaign (CCC) un’alleanza di organizzazioni di 16 paesi europei che raccoglie al suo interno anche sigle sindacali e che si dedica a migliorare le condizioni di lavoro nelle industrie di abbigliamento a livello mondiale, svela nel rapporto “Stitched up: poverty wages for garment workers in Eastern Europe and Turkey” del 10 giugno, come anche in Europa i lavoratori del tessile siano esposti a condizioni di lavoro gravose.
I ricercatori hanno condotto la ricerca su dieci paesi europei (nove sono paesi europei post-socialisti, il decimo è la Turchia) e su oltre 300 lavoratori impegnati in 39 fabbriche che producono abiti per marchi prestigiosi del tessile mondiale.
La relazione sottolinea che nei post-socialisti sono diffusi i servizi di cucitura, con manodopera a basso costo per marchi di moda europee. La Turchia è uno dei mercati tessili più fiorenti del mondo e rappresenta per tutti una grande opportunità di sviluppo economico e sociale ma il cui sviluppo non dovrebbe compromettere i diritti dei lavoratori così come concepiti dall’Ilo in termini di lavoro decente, sicuro e con un salario adeguato.
Nel Report della Clean Clothes Campaign si ricorda che uno dei cinque principali obiettivi della Strategia europea per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva riguarda proprio la riduzione della povertà di quasi 20 milioni di persone a rischio.

I dati raccolti raccontano invece, di una realtà di grave disagio sociale e di scarsa sicurezza per oltre 30 mila lavoratori a rischio povertà. A partire dal salario minimo legale che in Bulgaria, Ucraina e Macedonia è inferiore del 14% ad un salario minimo di sussistenza, al punto che i lavoratori devono svolgere un secondo lavoro o sobbarcarsi straordinari eccessivi solo per sbarcare il lunario.
Oltre a paghe minime, si scopre che in Croazia e Turchia, per esempio, i lavoratori/le lavoratrici sono spesso vittime di molestie e di intimidazioni, nonché di restrizioni contrattuali volte ad evitare le gravidanze.

In allegato il Report della Clean Clothes Campaign “Stitched up: poverty wages for garment workers in Eastern Europe and Turkey” del 10 giugno 2014.

Una squadra di professionisti editoriali ed esperti nelle tematiche della salute e sicurezza sul lavoro, prevenzione incendi, tutela dell’ambiente, edilizia, security e privacy. Da oltre 20 anni alla guida del canale di informazione online di EPC Editore

Redazione InSic

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