Appello Eternit: condanna a 18 anni per Schmidheiny

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È stata pronunciata nel pomeriggio di oggi, 3 giugno 2013 la sentenza della corte di appello di Torino sul caso Eternit: condanna per disastro doloso e numerosi risarcimenti per le parti costituitesi.

Le condanne

Il magnate svizzero Stephan Schmidheiny è stato condannato a 18 anni per disastro doloso ma non per omissione di cautele antinfortunistiche, che i giudici hanno ritenuto prescritta: i giudici hanno però esteso la responsabilità dell’imputato anche per gli stabilimenti di Bagnoli (Napoli) e Rubiera (Reggio Emilia). La Corte ha deciso di non doversi procedere per morte del reo nei confronti del barone belga Louis De Cartier, deceduto all’età di 92 anni il 21 maggio scorso

Durante il primo grado, a Stephan Schmidheiny e Louis de Cartier era stato contestato il disastro ambientale doloso permanente e omissione volontaria di cautele antinfortunistiche ed era stata stabilita una condanna a 16 anni.

I risarcimenti

La Corte d’appello di Torino ha disposto provvisionali per 20 milioni di euro per la regione Piemonte, mentre al Comune di Casale Monferrato sono state assegnate provvisionali per 30,9 milioni di euro. Nessun risarcimento è stato riconosciuto all’Inps e Inail, mentre ai sindacati, che si erano costituiti parte civile, è stata riconosciuta una provvisionale di 100mila euro ciascuno; alle associazioni Legambiente, Wwf e Medicina Democratica vanno invece 70mila euro.
La sentenza ha riconosciuto alla Regione Emilia-Romagna una provvisionale di 350 mila euro, e ricomprende come parti civili anche il Comune reggiano di Rubiera (dove aveva sede la fabbrica Icar) a cui vengono assegnati risarcimenti per circa 2 milioni di euro. La presidente della commissione regionale per la parità, Roberta Mori, oggi presente in rappresentanza – delegata dal presidente Vasco Errani – della Regione Emilia-Romagna, costituitasi parte civile sin dalla prima fase istruttoria, ha commentato positivamente il risultato della sentenza “che per certi versi migliora quanto sancito dal primo grado di giudizio ricomprendendo parti civili che erano state escluse. Soddisfazione inoltre va espressa per l’importante principio che è stato affermato: la condanna per disastro doloso attribuito a Schmidheiny che lega la salute e il benessere dei lavoratori con la tutela dell’ambiente”.

I primi commenti

A commento della sentenza, il pm torinese Raffaele Guariniello ha sostenuto (fonte AGI) che “Non è finita qui e non è finita nel mondo: è una sentenza importante che dobbiamo cercare di raccogliere e diffondere in tutto il mondo. Qui in Italia – ha concluso – siamo riusciti a fare un processo che nessuno è riuscito a fare in nessuna parte del mondo”.
“La posta in palio – ha aggiunto il pm Guariniello – è la tutela dell’uomo e della sua salute”. Ed ancora: “il disastro ambientale doloso riconosciuto dalla Corte non è solo per i lavoratori ma riguarda tutta la popolazione”. Ed ha anche concluso che “La sentenza di oggi apre grandi prospettive anche per le vicende di Taranto e per le altre città che aspettano giustizia”.
Relativamente alla condanna gli avvocati dell’accusa hanno manifestato il loro sconcerto e commentato i continui cambi nell’accusa ad inizio processo, in primo grado e poi in appello. Astolfo Di Amato, legale di Stephan Schmidheiny ha affermato: “A questo punto chi verrà ad investire in Italia? Una persona che all’epoca investì 75 miliardi di lire e non ne ha incassato uno viene considerato responsabile”.

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Redazione InSic

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