Piani di emergenza e disabilità: l’esperienza dell’Università di Trieste

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Un articolo pubblicato sulla rivista Antincendio dal titolo “Così l’Università di Trieste garantisce la sicurezza delle persone disabili” di Giorgio Sclip (ingegnere presso la medesima Università) testimonia l’esperienza maturata nell’Università degli Studi di Trieste in materia di procedure di emergenza ed evacuazione in cui siano presenti persone disabili.

Disabili e problematiche di evacuazione


Garantire la sicurezza di tutti i lavoratori è un obbligo di ogni datore di lavoro, ma, riferendosi in particolare alle persone disabili, bisogna prendere atto che molti ambienti presentano livelli di sicurezza diversi a seconda delle abilità fisiche, sensoriali e mentali di chi li occupa.
Nel 2003 presso l’Università degli Studi di Trieste è nato il progetto di “Tutoraggio delle persone disabili in situazioni di emergenza” che ha portato ad affrontare alcune problematiche relative alla definizione di piani di emergenza e alla realizzazione di prove di evacuazione in cui fossero coinvolti disabili.
Ciò ha portato alla realizzazione di una vera e propria buona pratica che si configura come un percorso ciclico composto da diverse fasi illustrate nell’articolo, e che possono essere riassunte nei seguenti passi:
-identificazione delle persone disabili
-valutazione del rischio
-scelta delle misure da adottare
-aggiornamento dei piani di emergenza ed evacuazione
-formazione pratica e addestramento.

Identificazione delle persone con esigenze speciali
Il metodo adoperato dall’Università è stato quello di stilare un elenco di tutte le persone potenzialmente “a rischio”, sulla base di informazioni disponibili oltre che ufficialmente anche informalmente, per poi effettuare una serie di sopralluoghi mirati a verificare e integrare i dati disponibili, con l’obiettivo di far emergere particolari problematiche ed esigenze legate ad un’eventuale emergenza. I sopralluoghi sono eseguiti dal Servizio Prevenzione e Protezione unitamente al Medico Competente, il cui apporto è prezioso in particolare per curare i colloqui individuali.

Valutazione del rischio
Tra gli elementi critici da considerare nell’ambito della valutazione del rischio, Sclips ricorda i dispositivi di allarme, intesi quasi sempre come elemento sonoro, di cui va verificata la percepibilità in tutti i punti dell’edificio, nelle diverse condizioni di esercizio. Inoltre, va valutata l’identificazione dei percorsi, che dipende dalla percezione dell’ambiente circostante: una differenza cromatica tra una porta d’emergenza e il muro circostante può aumentare la facilità di percezione della via di fuga.
Per eseguire una valutazione del rischio che consideri gli aspetti collegati alla tutela della sicurezza delle persone con specifiche esigenze, ci si è rifatti a quanto indicato dalla circolare n. 880/06 del 18 agosto 2006 ed ai risultati del progetto “Sicurezza Partecipata in Ateneo” che prevede l’analisi delle risposte fornite in una check-list compilata da dirigenti e preposti con l’obiettivo di rilevare le criticità tecniche ed impiantistiche presenti, sulle quali indirizzare eventuali approfondimenti.

Misure da adottare
L’autore passa quindi ad analizzare le misure di tipo gestionale, in particolare l’organizzazione di un sistema di tutoraggio, cioè affidamento preventivo, delle persone da assistere a uno o più tutor, descrivendo le sue caratteristiche e la sua formazione.

Aggiornamento dei piani di emergenza
Ogni persona con esigenze specifiche dotata di un ausilio tecnico o facilitatore ambientale necessario alla propria autonomia nella quotidianità necessiterà di assistenza personale umana anche una situazione di emergenza. È necessaria una accorta ed efficiente combinazione di queste risposte, che non può essere standardizzata.
L’autore quindi indica specifiche procedure per le persone con disabilità motorie, alla vista, all’udito o disabilità mentale

Addestramento e prova di evacuazione
Sclips raccomanda la formazione pratica di tutor e disabili nell’esecuzione delle procedure e indica nella prova di evacuazione il momento cardine per verificare l’efficacia e l’organicità del piano di emergenza.
Secondo l’autore, organizzare un piano di emergenza con persone disabili ha rappresentato, nel caso dell’Università triestina un’esperienza positiva perché, mediante il coinvolgimento di tutti si è registrata una generale aumentata sensibilità verso le tematiche delle persone con disabilità e delle loro specifiche esigenze: “Le stime ci dicono che il numero di persone con specifiche esigenze è in continuo aumento, dunque occuparsi della sicurezza di una persona disabile è un percorso culturale e sociale ineludibile che permette di apportare migliorie in una società che, da questo particolare punto di vista, un domani avrà qualche difficoltà in più rispetto all’attuale”.

L’autore – Giorgio Sclip

Laureato in ingegneria all’Università degli Studi di Trieste, dove lavora attualmente come RSPP e Disabilità, ha partecipato alla stesura di numerosi testi sulle tematiche della sicurezza in relazione alla disabilità ed è il promotore presso l’Università degli Studi di Trieste delle giornate di Studio “sicurezzAccessibile” e curatore della omonima collana per le Edizioni Università Trieste EUT.

Una squadra di professionisti editoriali ed esperti nelle tematiche della salute e sicurezza sul lavoro, prevenzione incendi, tutela dell’ambiente, edilizia, security e privacy. Da oltre 20 anni alla guida del canale di informazione online di EPC Editore

Redazione InSic

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